martedì 25 agosto 2009

UNO STRAORDINARIO AFFRESCO DELLA SOFFERENZA IN CARCERE

 Solitudine.
<Un corpo in disfacimento,
un fantasma, il fantasma di me stesso,
uno spirito in catene,
un corpo senza la sua essenza.
L'allegria e la gioia del vivere sono lontane e distanti,
nulla mi può ridare il puro sorriso,
l'incubo è reale,
sono un uomo,
riflesso di uno specchio,
la parte viva e il riflesso,
il riflesso di un pensiero.
Dio mio non ho più la forza
Dio mio non ho più il coraggio
per essere, uomo,
uomo in questo breve tratto di strada che devo percorrere,
ti prego porgimi la tua mano,
ti prometto che la afferrerò,
la prenderò e la stringerò sul mio cuore,
mi solleverò e camminerò,
riavrò la pace nel mio cuore,
e tutta la serenità che vi possa contenere,
ho fiducia pur essendo solo il riflesso di uno specchio,
che muto osserva la tristezza del mio volto,
e lunghe lacrime iniziano a scivolare dolcemente sul mio viso,
e con fragore si tuffano come il fiume nel grande mare della sofferenza e della solitudine umana>
                                                                                                           
                                                                                                       Francesco