mercoledì 9 settembre 2009

AFFAMATI IN AUMENTO

Dar da mangiare agli affamati e non ai banchieri!

Il 19 giugno, la FAO ha pubblicato il suo rapporto sulla fame nel mondo, il quale documenta che negli ultimi 12 mesi, il numero delle persone affamate è cresciuto di almeno il 10%, fino a superare il miliardo – un record negli ultimi sessant'anni. Il direttore della FAO, Jacques Diouf, ha detto presentando il rapporto a Ginevra che questo aumento senza precedenti nella storia – non è mai successo che una crisi economica abbia portato in un anno alla fame 100 milioni di persone – "non è dovuto al cattivo raccolto ma alla speculazione sulle derrate alimentari".

La crisi ha portato ad un crollo dei rifornimenti ai mercati "normali" del cibo, mentre gli interessi neo-coloniali smaniano per accaparrarsi larghe estensioni di terra coltivabile in Africa e Asia. La speculazione impazza, con il Chicago Board of Trade che annuncia un fatturato record dei contratti futures di grano.

L'ufficio di Berlino del WFP, il programma alimentare delle Nazioni Unite, ha pubblicato un appello che stigmatizza la decisione di spendere centinaia di miliardi di dollari o euro per salvare le banche, mentre nemmeno una frazione minuscola di quelle cifre viene destinata agli aiuti alle popolazioni del settore in via di sviluppo. Ralf Suedhoff, direttore del WFP a Berlino, ha dichiarato il 23 giugno alla radio Deutschlandfunk che un semplice 2% del denaro speso dal governo tedesco per salvare la Hypo Real Estate (110 miliardi di euro) basterebbe per garantire un pasto a tutti gli scolari del mondo. Il problema della fame nel mondo si è aggravato perché la speculazione ha spinto i prezzi del cibo così in alto che molta gente nei paesi in via di sviluppo, anche dopo la discesa dei prezzi, è costretta a spendere fino al 75% dei loro scarni redditi solo per mangiare.

Secondo alcune ONG, i 18 trilioni di dollari spesi finora per salvare le banche sono nove volte il volume degli aiuti globali allo sviluppo degli ultimi 49 anni.

Per quanto riguarda le accuse ai paesi industrializzati (tra cui l'Italia) di non aver tenuto fede agli impegni presi al G8 di Gleneagles nel 2005 di aumentare gli aiuti, c'è da precisare che a quel vertice il Premier Tony Blair impose le condizioni della "good governance" per ricevere gli aiuti, una condizione respinta dalla maggior parte dei paesi africani perché comporta il controllo neocoloniale degli "esperti di governance" stranieri che impartiscono lezioni di comportamento agli africani se questi vogliono ricevere i fondi. Le condizioni sono state rinnovate da Gordon Brown al vertice UE-UA (Unione Europea-Unione Africana) di Lisbona, nel dicembre 2007.