mercoledì 9 settembre 2009

DIO NON HA BISOGNO DI SANTI

Commento alla lettura biblica - domenica 13 settembre 2009

Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?". Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti". Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'Uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perchè tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perchè chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà". (Marco 8, 27-35)


Davanti a questa pagina del Vangelo, come spesso mi succede leggendo Marco, continuo a meravigliarmi, ad emozionarmi. I miei occhi, più che leggere un racconto, vedono un quadro in cui si muovono persone vere, non personaggi a mezz'aria.
Utilizzando i metodi storici e critici delle discipline bibliche, proviamo a "entrare" in questo quadro-racconto per coglierne alcuni colori e contrasti.

IL QUADRO

Gesù, forse un anno o poco più del suo ministero itinerante, si pone alcuni interrogativi, sente il bisogno di fare un consuntivo, di capire se sta camminando sulle "vie di Dio", se sta compiendo la missione per la quale si sente chiamato.
Le difficoltà, le resistenze che affiorano, il venir meno di alcuni del suo stesso gruppo, un pò di stanchezza e la crescente consapevolezza che per lui le cose si mettono male, convincono il Nazareno della necessità di confidare ai suoi discepoli e alle sue discepole gli interrogativi che lo inquietano e oscurano il suo orizzonte.
Dunque, questo Gesù storico non ha nessuna telefonata divina, nessuna scienza infusa. Chissà quante volte nella sua preghiera a Dio, gli avrà rivolto le stesse domande. E' meraviglioso fare conoscenza con questo Gesù che, come noi, si interroga se sta vivendo la sua "vocazione" o se sta buttando la sua vita, sbagliando direzione. Quante volte per capire qualcosa di me ho dovuto guardarmi con gli occhi e il cuore degli altri.......
Come noi, Gesù ha vissuto le sue "notti", i suoi dubbi, i suoi smarrimenti.
I discepoli, con affetto e con fedeltà, riportano il parere di alcuni della folla.
Ogni buon maestro sa interpellare e imparare dai suoi discepoli: "La gente dice che tu sei Giovanni il Battista, altri che sei Elia, altri che sei uno dei profeti". Insomma questa gente ha capito molto di Gesù: lo hanno collocato tra i profeti di Israele. Non è davvero poco.
Gesù (provate a ritrovare i suoi occhi che cercano gli occhi dei discepoli e il suo volto tutto intento all'ascolto come traspare dalla calda sequenza testuale!) sollecita ora la loro risposta. Nel vangelo di Marco Pietro, spesso diventa il portavoce appassionato del gruppo: "Tu sei colui che Dio ha unto, cioè il Cristo".
Per Gesù questa risposta è rassicurante, gli conferisce fiducia. I suoi discepoli vedono in lui l'unto di Dio, colui al quale Dio ha affidato una missione, ma vedono anche in lui una persona che è fedele al compito affidatogli, un testimone verace di Dio.

LA SVOLTA

Con una virata letteraria di sicuro effetto, qui la pagina presenta un Gesù che per filo e per segno prevede ciò che sta per accadere.
Questa "previsione" è, ovviamente, una costruzione letteraria posteriore, ma è indubbio che Gesù ad un certo punto del suo viaggio cominciò a vedere con chiarezza i rischi ai quali andava incontro. Da maestro onesto e sincero non potè non parlarne ai suoi discepoli che, peraltro, non erano così ciechi da non capire. Pietro, il discepolo innamorato di Gesù, non accetta per nulla che il suo maestro si avventuri verso Gerusalemme; vuole distoglierlo da quella folle ed imprudente avventura. Ma Gesù non può accettare di essere distolto dalla sua missione. Chi lo frena e chi gli blocca il cammino è un "satana" che deve "mettersi dietro" o "andare dietro". Pietro, il testimone innamorato di Gesù diventa satana, l'avversario. Satana, ovviamente, non è un essere esistente: è il simbolo di tutto quello che contrasta la volontà di Dio.

ECCO LA TRAGICA REALTA'

Siamo noi, proprio noi che ci proclamiamo cristiani, "la chiesa", ad essere i veri satana, cioè i veri nemici della fede cristiana. Il testo greco può avere due letture: "vattene indietro" oppure: "passa dietro a me". Gesù constata che Pietro e i discepoli sono incerti e renitenti, rifiutano di seguirlo nell'ora "pericolosa" e allora prende con fermezza le distanze dal discepolo al quale, però, addita una possibilità: passa dietro e rimettiti a seguirmi. Quando nella comunità di Marco si redigeva questo vangelo, certamente si conservava memoria di quel momento di viaggio, di quello "scontro", ma sopratutto c'era sotto gli occhi uno scenario concreto: molti discepoli della prima ora si erano dileguati e il tempo aveva raffreddato l'entusiasmo iniziale. Marco, mentre ricorda Pietro e i discepoli, parla alla sua comunità la ammonisce, la sollecita ad una fede adulta, responsabile, che trasforma la vita e non si arrende di fronte alle difficoltà.

Pietro è bravo di lingua, ed è anche sincero ma è preso dalla paura. Pietro, come i vangeli ci tesimoniano, sarà sempre segnato da tanta fragilità, ma metterà poi tutta la sua vita sulla strda di Gesù. Il rischio è nostro: possiamo tutta la vita recitare formule, parlare di Dio e di Gesù e poi purtroppo vivere in una logica e in una direzione opposta. Però è aperta per ciascuna e ciascuno di noi l'altra possibilità, quella positiva. Possiamo, negli anni, anche in mezzo a tante difficoltà, anche dopo tante incertezze e tanto sbandamento, passare decisamente al seguito di Gesù. Il Nazareno non ha cacciato Pietro, non lo ha condannato, non lo ha rimandato a casa come un traditore, un incapace, un fallito. Gli ha dato il tempo di maturare, di crescere nella fedeltà e nella fiducia. Guardiamo in faccia con fiducia i nostri smarrimenti, i nostri dubbi, le nostre esitazioni, come ha fatto Gesù. Non rimuoviamo e non nascondiamo i nostri cedimenti e prendiamone atto, come ha fatto Pietro.

E camminiamo nella consapevolezza che Dio non ha bisogni di santi (sono così fittizi, artificiali e nauseanti come i panini imbottiti che si vendono alla centrale di Milano), ma di uomini e donne che accettano il rischio di entrare nel "pericoloso" cammino di Gesù.