La trappola sta nell'autodenuncia che in pratica l'aspirante beneficiaria deve confessare "obtorto collo" della sua posizione illegale. Ove una sola della clausole-capestro non dovesse risultare adempiuta ecco che la domanda torna addosso alla richiedente sotto forma di boomerang che ne provocherebbe l'arresto e l'espulsione. Tra le clausole emerge il reddito del datore di lavoro; ove dovesse trattarsi di un abituè dell'evasione fiscale, sarà la badante a pagarne il fio non potendo venire "sanata" a causa del modesto o inesistente reddito del datore di lavoro, evasore incallito.
L'impressione generale è che le domande saranno di gran lunga meno di quanto ampollosamente previsto dal Vinimale, e non per carenza di necessità, ma per vizi procedurale e mancanza di fiducia in questo genere di istituzioni truffaldine. Il datore di lavoro non solamente dovrebbe dichiarare il suo effettivo reddito e pagare le doverose tasse, ma dovrebbe anche accollarsi l'onere di dare uno stipendio adeguato e versare i relativi contributi; in questa italietta del governicchio cavalleresco, questi diventano ostacoli insormontabili, mentre le badanti, con ingenua speranza, si ritroverebbero ad esserci auto-denunciate, dopo avere affidato la loro condizione di irregolari alla discrezione di qualche malfattore che profitterà della situazione per vendere altre dosi di speranza.