giovedì 17 settembre 2009

UN CAMMINO DI TUTTA LA VITA

Commento alla lettura biblica - domenica 20 settembre 2009

Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'Uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, riscusciterà." Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
Giunsero intanto a Cafàrnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?". Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato". (Marco 9, 30-37)


Ancora una volta Marco dà prova di singolare maestrìa e scrive una pagina che acquista significato se si coglie lo stridente contrasto che i personaggi vivono.
Gesù, consapevole della congiura che si sta organizzando, allude alla sua imminente fine (anche se sappiamo che la "predizione" non fu pronunciata così precisamente dal Nazareno, ma fu scritta successivamente). Marco crea questa contrapposizione: mentre Gesù parla di croce, il gruppo discute di primaria. Gesù avanza per compiere fino in fondo il compito di annuncio del Regno di Dio e loro, i discepoli, discutono animatamente su chi sia il più grande, anzi il primo della lista.
Non potrebbe esserci contrapposizione maggiore. Non solo Pietro aveva meritato il duro rimprovero di Gesù che lo aveva chiamato satana, ma ora è l'intero gruppo che si accanisce per stabilire una graduatoria. Gesù ha orecchiato questi loro discorsi e li interpella creando un silenzio pieno di vergogna.

OGGI COME IERI

Siamo ancora oggi a questo punto.
Il mondo è pieno di croci, di problemi, di miserie e noi, un pò tutti e tutte, continiamo a sgomitare per essere in prima fila.
Che cosa non si fa per avere un cadreghino nel mondo e nella chiesa.....
Non mi lancerò in un'invettiva fin troppo vera ed evidente contro i potenti del mondo e contro le gerarchie della nostra chiesa. Certo, noi cristiani, se rileggiamo onestamente la nostra storia, scopriamo che abbiamo dato al mondo una terribile controtestimonianza, uno spettacolo sconcertante di guerre fratricide per sedere sul trono, per prevalere. Ancor oggi per mantenere potere e privilegi non risparmiamo colpi a destra e a manca. Questa corsa ai primi posti è lo scandalo che allontana sempre di più dal cristianesimo un numero infinito di gente che ha scoperto questa doppiezza e non la digerisce più.

GUARDIAMO A NOI

Ma io voglio, per una volta, venire a me, alla mia vita di cristiano, al mio ministero di prete nella chiesa di base. Sono così sicuro che il mio modo di pormi, il mio comportamento nei gruppi e nelle comunità, il mio modo di stare nelle relazioni si sia liberato e purificato dal contagio di questa erbaccia della prevalenza? Come rivolgere prima di tutto a me questa parola di Gesù? Come fare perche il "Ministero" resti sempre un servizio? Ogni giorno c'è bisogno, a mio avviso, di conversione e di correzione reciproca.

IL LINGUAGGIO E LA REALTA'

Il linguaggio cristiano è pieno di vocaboli e di locuzioni che fanno esplicito riferimento al servizio, alla immolazione, alla "carità assoluta", alla disponibilità totale.
Tutti si proclamano ministri, servi......
Il papa è addirittura il servo dei servi di Dio. A parte quest'ultima designazione ironica, è indubbio che il vocabolario del servizio è diffusissimo nel tessuto ecclesiale e spesso è totalmente in contraddizione con la realtà. Non parliamo poi di tutta la retorica del "vivere per gli altri" che, dietro questa proclamazione di eroicità, nasconde spesso l'incapacità di vivere "con" gli altri. Trovo estremamente veritiera l'osservazione di Louis Piaget: "Ho trascorso una vita a conoscere e studiare le dinamiche dei "corpi ecclesiali" al vertice ed alla base. Spesso, dove si parla di collegio, di concistoro, di servizio di direzione, di sinodo, di unità pastorali, di ministeri di collegamento, di segreterie........ ho trovato una cricca, un gruppo di potere."
Uomini, donne, preti, laici.......
siamo tutti nella stessa padella. Spesso i predicatori delle relazioni egualitarie sono molto più clericali dei curiali.

GESU' INDICA LA STRADA

Come sempre Gesù non ci aiuta solo a mettere le marmotte al sole, a scoprire le nostre "zone malate". Il Nazareno non si ferma a metà strada, ma ci indica il sentiero di svolta, cioè come possiamo cambiare direzione, cambiare noi stessi.
Solo Marco ci dice che Gesù, chiamato un bambino e postolo in mezzo al gruppo, lo abbracciò. Il bambino non pensa di essere il più importante, sa di aver bisogno, sa camminare insieme, non sopra.......
Non ci sfugga un particolare del versetto 35: "Gesù, essendosi seduto, chiamò i dodici.....". Il Maestro non si limita ad una rampogna, ad un rimprovero, ad una sfuriata contro i discepoli. No, Egli si siede con pazienza, con affetto vicino ai suoi discepoli. Capisce quanto sia difficile in un mondo di prevaricatori e di bellimbusti mettere nel cuore un pensiero diverso, costruire un progetto di vita assolutamente differente, in aperto contrasto con la realtà quotidiana.
La pazienza di Gesù con i discepoli ci tesimonia la pazienza che Dio ha con noi. I cambiamenti profondi sono lenti e difficili. Dio non ci chiede di vincere la maratona, ma un cammino sincero e concreto che duri tutta la vita.