UN ATTO DI ARROGANZA ECCLESIASTICA.
ADISTA. Nonostante don Santoro avesse manifestato l’intenzione di obbedire “a qualsiasi decisione” fosse stata presa dalla Curia di Firenze (v. notizia precedente), chiedendo ai suoi parrocchiani di non fare niente che fosse “contrario a ciò che verrà deciso”, immediato e forte è stato l’abbraccio delle Piagge al suo parroco e tantissimi i messaggi di affetto e solidarietà. Mons. Betori, ha scritto la comunità in un documento diffuso il 28 ottobre, redatto dopo un’affollatissima assemblea svoltasi la sera precedente, “non è mai venuto alle Piagge. Non conosce la comunità, ma la colpisce”. Contrariamente a quanto affermato dal vescovo, spiega il documento, “non ci sentiamo né ‘sconcertati’ né ‘confusi’” per il matrimonio di Sandra e Fortunato. “Eravamo invece partecipi della scelta presa. Siamo, al contrario, estremamente ‘sconcertati’, ‘confusi’, oltreché scandalizzati, che la decisione di allontanare Alessandro dalle Piagge sia arrivata senza che il vescovo, ad un anno dalla nomina a Firenze, abbia sentito la necessità di incontrare e conoscere da vicino la nostra realtà”. Una circostanza che ha trovato riscontro anche quando, la mattina del 29 ottobre, alcuni degli abitanti delle Piagge si sono recati in Curia per consegnare a mons. Betori una lettera collettiva che esprime le ragioni del netto dissenso di tutta
Intanto, preoccupati per il futuro della comunità, preti da tutta Italia hanno dato la loro disponibilità a recarsi alla Piagge per celebrare la messa domenicale in sostituzione di don Santoro: tra questi, don Paolo Tofani, don Vitaliano Della Sala, don Raffaele Palmisano, don Andrea Gallo, don Andrea Bigalli, don Armando Zappolini, don Diego Fognini.
CdB: “Curia preconciliare”
E voci di aperta contestazione alla decisione presa da mons. Betori arrivano un po’ da tutte le realtà ecclesiali di base. Anzitutto dalle CdB, che in un comunicato del 27 ottobre scrivono che riconoscere la sacralità dell’amore di Sandra e Fortunato “è compito delle relazioni comunitarie che essi stabiliscono, prima e più che dell’autorità”. Per questo, di fronte a una sanzione di tale gravità, scrivono le CdB, “riteniamo che la comunità ecclesiale, la ecclesia, abbia il dovere di far sentire la propria voce nei modi che si riterranno opportuni, perché si sospenda il provvedimento e si convochino gli organismi della partecipazione per consentire a don Santoro e alla comunità delle Piagge di socializzare i problemi che si sono creati e per far sentire loro che
Noi Siamo Chiesa:
Sulla stessa linea Noi Siamo Chiesa, che in un comunicato del 28 ottobre bolla la rimozione di don Santoro come “un atto di arroganza ecclesiastica”. Questa decisione, scrive il movimento, “è anche in opposizione indiretta (e ingiustificabile) a una legge dello Stato che definisce l’anagrafe di ogni cittadino, prendendo saggiamente atto delle possibili modifiche che possano essere intervenute in una persona nel corso della vita, in conseguenza di un complesso e rigoroso iter, rispetto alla identità sessuale alla nascita”.
Enzo Mazzi: Betori più rigido del Diritto Canonico
Fa eco a queste parole anche Enzo Mazzi, da 40 anni animatore di un’altra Comunità di base fiorentina, quella dell’Isolotto. La decisione della Curia, scrive Mazzi, è “incomprensibile per chi orienta la propria vita senza fare riferimento alla fede religiosa ed è inaccettabile per chi fa riferimento al Vangelo. ‘Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato’”. “Chi ha redatto il testo canonico dimostra di averne tenuto conto almeno in parte. Tant’è vero che proprio il Diritto Canonico prevede stati di necessità nei quali le regole sono sospese”: “Le autorità diocesane vogliono essere più rigide e impietose del Diritto?”.
“Disobbedire in nome del Vangelo”
“Piena solidarietà” alla comunità e al “carissimo don Alessandro” anche da Franco Barbero, duramente colpito dalla gerarchia per aver voluto, con la sua vicinanza alle coppie gay, dare risposte concrete ai tanti credenti che vivono situazioni di emarginazione nella Chiesa e che chiedono accoglienza e dignità: “È estremamente importante saper disobbedire alle gerarchie ecclesiastiche per obbedienza al Vangelo in questa Chiesa cattolico-romano-talebana. Il provvedimento dell'arcivescovo è privo di qualunque validità sul piano evangelico perché non è stata ascoltata la comunità di cui Alessandro è presbitero”. “Ciò che la comunità delle Piagge ci testimonia è prezioso: è sempre un segnale evangelico saper resistere ai tiranni e difendere il diritto alla libertà dei figli e delle figlie di Dio”.
Don Tonio Dell’Olio: un potere che non dialoga
Dal sito di Mosaico di Pace (www.peacelink.it/mosaico) anche don Tonio dell’Olio esprime vicinanza e sostegno al prete delle Piagge ed alla sua gente, attraverso una lettera aperta: “L’aspetto che maggiormente mi amareggia”, scrive don Tonio, è sapere come “l’arcivescovo non sia mai venuto ad incontrare il quartiere e i suoi problemi, la tua comunità e i suoi operatori, ovvero non abbia tenuto in conto il complesso della tua/vostra azione pastorale e sociale a favore della gente che abita le case de Le Piagge e soprattutto degli ultimi accanto ai quali vi spendete quotidianamente”.
Don Vitaliano: il dissenso, amore per
“È facile parlare e sputare sentenze dalle stanze ovattate e asettiche dei sacri palazzi; il difficile è confrontarsi con le persone in carne, ossa e fiato e con le loro contraddizioni”, scrive un altro prete vicino agli esclusi ed ai senza voce, don Vitaliano Della Sala: uomini e donne “che chiedono di non essere emarginati anche dalla Santa Madre Chiesa, che in queste vicende mostra di essere poco chiesa, per niente madre, pochissimo santa”. “Don Alessandro e la sua comunità delle Piagge, hanno cercato di dare risposte, hanno accolto e riempito di calore umano e cristiano Sandra e Fortunato, li hanno fatti sentire ‘normali’, forse l’unica volta nella loro vita”. Dopo il provvedimento di rimozione, “
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