giovedì 25 febbraio 2010

OLTRE L’APPARENZA

GUARDARE LA VITA CON ALTRI OCCHI

Commento alla lettura biblica

28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29 E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30 Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31 apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. 32 Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33 Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva. 34 Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. 35 E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo». 36 Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto (Luca 9,28-36).

Dobbiamo ancora ridircelo una volta? Non ci troviamo di fronte ad una cronaca, ma davanti ad una "costruzione teologica", cioè un "racconto" che vuole trasmetterci un messaggio prezioso. Con alcune varianti, questa pagina si trova nei tre vangeli sinottici di Marco, Matteo e Luca.

L'antefatto

Ormai Gesù sta per avviarsi decisamente verso Gerusalemme. Il Vangelo di Luca, ai versetti 22 – 27, mette in bocca al nazareno una brutta previsione: chi mi vuole seguire si prepari al peggio.

Gesù aveva la netta percezione dell'opposizione che cresceva attorno a lui: si sentiva accerchiato. Anche i discepoli capiscono che le cose si stanno mettendo male.

A momenti di entusiasmo si alternano sempre più frequentemente episodi di incomprensione, segnali di crescente difficoltà, tutte avvisaglie di un futuro incerto, poco promettente, rischioso. Gesù stesso diventa progressivamente più consapevole di questo "paesaggio" poco allegro e vuole che i suoi discepoli e le sue discepole siano ben consapevoli del cammino intrapreso e dei pericoli connessi. I versetti 22-27 non sono affatto un invito a nozze.

Il nazareno scoraggia ogni decisione facilona e "pone condizioni" poco invitanti per la sua sequela. Sembrano versetti scritti per allontanare gli indecisi anziché sollecitarli alla decisione.

Dallo sconcerto alla fiducia

Proviamo a ricostruire ciò che può essere successo.

Gesù, il maestro esigente, affettuoso e sensibile, si è accorto dello sconforto, dello sconcerto, del dubbio, del dolore, della delusione che è penetrata nel cuore dei discepoli. "Perché tanta opposizione?", si domandano i discepoli. Che sarà di tutta l'opera e del messaggio del loro maestro, se intorno a lui cresce tanta opposizione?

Ma … se lui è l'inviato di Dio perché non viene riconosciuto? Perché il successo è così vacillante e sempre precario?

Il gruppo dei discepoli e delle discepole sembra frantumarsi nella disillusione. Era tutto un bel sogno che ora si andava dissolvendo?

Gesù non abbandona i suoi in quest'ora di sconcerto. Pietro, Giacomo e Giovanni (i tre che vengono di nuovo nominati insieme nell'ora del Getsemani) stanno ad indicare tutto il gruppo. Non perdiamo i tratti particolari del racconto: "Gesù li prende con sé e li conduce sopra un monte alto, in disparte" (Matteo). Marco aggiunge "In disparte da soli". Luca precisa: "Presili con sé, salì sul monte a pregare".

Se fossi un pittore, vorrei dipingere questa scena di intimità. Là, lontano dalla folla, eccoli a parlare dei loro dubbi, dell'incertezza, dello sconcerto. E Gesù, che pure fa fatica anche lui a guardare avanti con fiducia, manifesta i suoi sentimenti e ascolta, ascolta …

Nulla è più importante per un maestro di vita, per un educatore che saper ascoltare, voler ascoltare. Hanno cercato questo "incontro" tutto per loro, non ai margini della strada, non solo un momento fuori dalla ressa. Sono andati insieme appositamente su "un alto monte" per poter prendere il tempo necessario al confronto, al dialogo.

E poi, come nelle ore in cui avverti che solo la forza che viene da Dio può aprire un sentiero, insieme hanno pregato … "Avevate forse immaginato che tutto fosse facile? Avete forse perso ora la fiducia in Dio? Non ricordate quello che ci dicono le Scritture … ?".

Gesù li rincuora con il suo amore tenero e forte e, meditando sul cammino di Mosé e di Elia e dei vari profeti, li aiuta a scoprire che i sentieri attraverso i quali Dio accompagna i suoi inviati non sono affatto di successo …

La "gloria" di Dio, cioè la realizzazione a piccoli passi del Suo regno, passa spesso per sentieri strani e tribolati …In lungo e in largo il maestro ripercorre la testimonianza delle Scritture, con loro prega, sosta, riposa; gusta anche lui la vicinanza dei suoi discepoli, ne trae coraggio, fiducia.

Dunque…dobbiamo fidarci di Dio, proseguire il cammino con Gesù:questo matura nel cuore dei discepoli. Ma lo stesso Gesù dovette compiere questo passo di totale affidamento a Dio, di "cambiamento del suo sguardo". Anche per lui la prospettiva non era allettante. Parlava ai discepoli e ancor più a se stesso.

La compagnia di Gesù, la preghiera, la meditazione, il sostegno reciproco li hanno aiutati a trasfigurare il loro sguardo, a vedere oltre l'apparenza.

Dio ha aiutato Gesù a non arrendersi di fronte alle difficoltà e ha fatto vedere ai discepoli in modo nuovo, più profondo, il senso di ciò che stava succedendo.Ai loro occhi il Gesù che appare un perdente, un profeta avviato al fallimento, viene trasfigurato, cioè appare come colui che davvero compie la volontà di Dio.

In questo profeta osteggiato imparano a vedere il testimone fedele di Dio.

Dio rende gli occhi della loro fede capaci di vedere il significato di ciò che avviene nella vita del nazareno: l'apparenza è un fallimento, ma la sostanza è ben diversa.

Gesù è il profeta amato da Dio, da Lui scelto:"Ascoltatelo". Quando, verso gli anni 85 – 90 Luca redige il suo vangelo, ormai è ben chiaro per la sua comunità che la vita e il messaggio di Gesù sono davvero un grande dono di Dio, una feconda testimonianza del regno di Dio da "ascoltare" e da seguire.

La nostra conversione

Guardiamo la realtà in cui viviamo: è il trionfo dei ladri, dei profittatori, dei ricchi sempre più ricchi, degli sporcaccioni che parlano di morale e di civiltà cristiana. Assetati di denaro e di potere, parlano di religione, di famiglia…

Oggi è la stagione dei prepotenti, di chi ha mezzi potenti, di chi dispone di strumenti di persuasione e di manipolazione, di chi può farsi sentire attraverso canali grandiosi ed apparecchiature giganti. Puoi essere un berlusca qualunque, ma se hai i mezzi, cioè i soldi, puoi gabbare una nazione e farti passare per un galantuomo o un salvatore della patria.

Ha ancora senso meditare il messaggio del profeta di Nazareth nei nostri gruppi e nelle nostre comunità? Può questo messaggio incidere nella vita?

La "voce della nube", metafora per esprimere il pensiero di Dio, ci fornisce un'indicazione positiva e chiara: il "momento" della contemplazione "in disparte, sulla montagna" è assolutamente necessario per "cambiare gli occhi", imparare a guardare oltre le ingannevoli apparenze, ma poi occorre scendere nella pianura.

La meditazione-contemplazione nella Bibbia è ascolto, accoglimento, raccoglimento, concentrazione, svuotarci degli idoli per fare spazio alla Parola di Dio. Essa è la terra delle sorgenti e quel silenzio in cui risuona vera e profonda la "voce": ascoltatelo, seguitelo, vivete il suo messaggio.

La conclusione del brano è tutt'altro che irrilevante: "Non dite a nessuno la visione finché il figlio dell'uomo non sia risuscitato dai morti".

Le grandi svolte o i piccoli passi profondi che avvengono nei nostri cuori e nelle nostre scelte non vanno subito proclamate ai quattro venti, ma prima approfondite, lasciate maturare, dando tempo di mettere radici.

Ma l'espressione ha anche un pungente sapore sapienziale: solo chi segue Gesù "fino alla croce", solo chi accetta di mettersi sui suoi passi anche nei momenti difficili, può capire il senso della sua vita, può comprendere la "visione", può vivere la "trasfigurazione".

Se nella nostra piccola vita cerchiamo di essere in cammino sulla strada delle beatitudini, se accettiamo anche i percorsi contro corrente che questo esige, allora il volto di Gesù ci appare splendente come il sole e le sue vesti bianche come la luce. Belle queste immagini: Gesù diventa per noi come la luce del sole. Il suo messaggio è sole che fa vivere.

La sequela di Gesù ci fa guardare alla vita con occhi nuovi. Anche la nebbia più persistente può lasciarci "vedere oltre", può aiutarci a guardare oltre…a comprendere che ciò che oggi "appare" è luce che inganna. È nel nostro piccolo e appassionato (a volte faticosissimo) solco quotidiano, che il regno di Dio germoglia e cresce. Il discepolo sa che, oltre la nebbia, c'è la luce, l'amore, la lotta, la giustizia…

O Dio

O Dio,

Ti ringrazio ogni giorno

perché hai donato a questo mondo

il maestro e profeta di Nazareth.

Vorrei fare di lui il sole della mia vita,

che illumina anche le tenebre più persistenti

e voglio "ascoltarlo" perché mi parla di Te,

del Tuo regno di giustizia e di pace

e mi invita sul sentiero della vita vera,

a non fermarmi

davanti all'arroganza dei potenti

e all'indifferenza dei più.

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