Il papa il 25 marzo 2005, quando era ancora cardinale prefetto dell'Inquisizione, parlò di "sporcizia" dentro la chiesa. In questi giorni è tornato a parlare del carrierismo ecclesiastico. Parole esplicite, quasi ad esprimere la sua preoccupazione davanti alle lotte interne alle gerarchie cattoliche. Eppure le sue parole suonano come pura retorica. Gli ultimi due papi, infatti, hanno oggettivamente delle enormi responsabilità al riguardo. Essi hanno sistematicamente scelto e nominato alle più alte responsabilità solo persone obbedienti, servili, pronte all'inchino. Questo fatto ha incoraggiato il carrierismo: vanno avanti gli obbedienti e così, pur di essere promossi, ci si adegua sempre e comunque ai desideri della suprema autorità. Ma è qui che scoppia la battaglia: tra "carrieristi" nessuno vuole perdere. Il Vangelo così va fuori gioco e ognuno pensa alla sua personale corsa o alla vittoria del suo "partito".
Però le cose non stanno così da oggi. Questo è il DNA delle gerarchie dai tempi di Costantino in poi.
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