APRIRE I CENACOLI CHIUSI
(Giovanni 20, 19-31…….Tommaso l’incredulo)
Il racconto suggestivo del Vangelo di oggi è, come sappiamo, mille miglia lontano dalla cronaca circostanziata di un evento. Il redattore non vuole dimostrare nulla, ma intende parlare alla sua comunità per sollecitarla a guardare avanti con fiducia.
Una constatazione
“Le porte erano chiuse” e i discepoli erano rinserrati per paura dei giudei. Non si fa fatica a pensare allo smarrimento in cui si trovava il gruppo di Gesù. Regnavano un senso di sconfitta, di fallimento e la percezione di trovarsi orfani e senza prospettive. Quando crollano la fiducia e la speranza, ci si barrica e si vedono ovunque pericoli e nemici. Questo luogo chiuso in cui si trovavano i discepoli mi fa pensare alla chiesa cattolica ufficiale di oggi. E’diventata, con il soffocamento del Concilio, una delle realtà istituzionali più refrattarie al cambiamento, costantemente sulla difensiva, come se attorno tutto fosse complotto, congiura, assedio.
Nelle iniziative pastorali, nei documenti, nelle relazioni, nell’approccio alla realtà quotidiana si è instaurato un clima di diffidenza, di sospetto e di paura che allontana chi cerca una casa aperta alla vita.
Chiudersi a catenaccio a difendere “il palazzo” segnala una istituzione in preda alla “sindrome della persecuzione”.
Ma noi, riprendendo l’immagine evangelica, che cosa possiamo fare nei luoghi comunitari di cui siamo corresponsabili? Possiamo prendere sul serio l’annuncio di Gesù: “ Pace a voi” per cambiare radicalmente l’atteggiamento di fronte alla vita, alle persone,alle domande, ai problemi. Senza questo sguardo rappacificato e fiducioso, diventiamo dei cristiani paurosi, ghettizzati, nostalgici, funerei, prigionieri e testimoni solo del venerdì di passione.
Il teologo Eugen Drewermann scrive che l’istituzione cattolica educa e produce persone soprattutto obbedienti, funzionali alla riproduzione istituzionale, insicure, con le ali dell’audacia e della libertà mozzate, chiuse al costruttivo rischio delal ricerca.
Gesù, al contrario, ha sempre sollecitato ad intraprendere vie audaci, a tentare strade nuove, fino a correre il rischio della propria vita. Non è un caso che per Gesù la strada è la sua dimora. Per lui sono le strade “spericolate” che costituiscono il sale che dà sapore ad una vita presa sul serio, coinvolta e coinvolgente. Nel chiuso di un cenacolo o di un palazzo diventa più difficile percepire il lieto messaggio che sta al centro dell’esperienza cristiana.
Rompiamo gli argini del silenzio e della paura, dell’obbedienza ecclesiastica e dell’angoscia. Il mondo non è affatto tutto e solo una ossessiva e devastante presenza del male. Si tratta di cambiare occhiali, di saper scorgere dentro tanti cambiamento anche il soffio di Dio, un vento di rinnovamento, l’occasione di conversione.
Tommaso nostro fratello
Dentro il pittoresco racconto di questa pagina è ben leggibile il percorso esistenziale, concreto ed interiore dei discepoli e delle discepole: avviene il passaggio dalla paura alla meraviglia, dall’angoscia alla lode, dalla chiusura all’apertura e al coraggio. L’espressione “Signore mio e Dio mio” non è certo la divinizzazione di Gesù (come spesso di interpreta in ossequio alle formulazioni dogmatiche), ma il ringraziamento a Dio in forma esclamativa per il fatto che si è schierato dalla parte di Gesù che era stato crocifisso. Tommaso lentamente è arrivato al gridi di gioia a Dio che ha operato in Gesù la meraviglia della resurrezione. Egli no potrà più rimanere nel chiuso di una stanza, non potrà lasciarsi imprigionare dalla paura. Questa è la pasqua di ogni giorno: il passaggio verso la fiducia in Dio e l’impegno nel mondo.
In questi giorni, dopo le recenti elezioni regionali, è difficile sentirsi a proprio agio in questa chiesa ufficiale complice di un clima leghista e razzista, ma come cittadini e come cristiani non possiamo ritagliarci un angolino neutrale fuori da questa Italia spaccata in due.
Per un futuro diverso
Una chiesa locale non può privilegiare iniziative a forte connotazione devozionalistica, commerciale e turistica come l’ostensione della sindone di Torino mentre nelle comunità cattoliche è ormai quasi assente la lettura assidua delle Scritture. Molti cristiani adulti, con tutto il rispetto per chi è coinvolto in questa ostensione o in buona fede o per commercio o per turismo, pensano che una reale crescita nella fede debba fare centro su altro, cioè sulla sequela di Gesù. Non è popolando il mondo di sindoni, di padre Pio, di santuari mariani, di sangue di san Gennaro e di reliquie varie che diamo nuovo impulso alla fede. Certo la grande chiesa istituzionale presenta al mondo uno spettacolo attraente e si sente ancora una volta al centro dell’interesse dei media, delle ferrovie dello stato, capace di attrarre finanziamenti da tutte le categorie sociali e da tutte le autorità. Ma l’istituzione ecclesiastica ancora una volta celebra se stessa anziché orientare al Vangelo.
Per mille strade
Su mille strade Tu, o Dio cerchi i nostri cuori. Vorremmo, come Tommaso, percorrere l’itinerario dalla cecità alla fiducia. Tu conosci la nostra fatica di credere, le nebbie del dubbio, i momenti desolati e la morsa delle nostre paure .Ma nella fede possiamo contare sul fatto che Tu accendi sempre qualche luce anche nelle nostre notti più buie. Per questo possiamo con gioia, come i discepoli e le discepole del nazareno, uscire dai cenacoli chiusi per vivere e testimoniare il messaggio del Vangelo.