In che tempi viviamo,
nei quali il colore della pelle
è un marchio di bontà,
se è bianca,
o di degrado,
se è scura o nera,
e questo in nome di una civiltà
che si dice cristiana?
In che tempi viviamo,
nei quali è un reato
non essere registrati nell'anagrafe
delle nostre città?
Quando nessuno può essere
clandestino
su questo pianeta!
In che tempi viviamo,
nei quali le impronte digitali
decidono dell'appartenenza
o non appartenenza
alla comunità civile,
decretando che chi è diverso
non può essere considerato uguale?
Ursicin G.G.Derungs
(da Servitium, n. 185/set-ott. 2009, dedicato interamente alla "Rinascita degli stigmi")