lunedì 14 giugno 2010

VERSO IL PREMIO NOBEL

Dalla politica del cu-cù al nobel per la pace. 

 L'aggravarsi delle conseguenze di una crisi annunciata ma nascosta nelle pieghe del qualunquismo, sta conducendo la nazione alla bancarotta, da non paragonarsi alla situazione greca, bensì a quella argentina, quando venne depauperata l'intera popolazione, tranne quei pochissimi nelle cui mani il governo aveva accentrato l'85% del patrimonio nazionale.

Il cavaliere non demorde e continua far finta di niente, preferendo inaugurare un monumento a Garibaldi, piuttosto che affrontare una crisi economica che sventra il potenziale nazionale, ma non quello del presidente del consiglio, che anzi si incrementa a cura e spese del reddito fisso.

Dal monumento a Garibaldi è volato dal suo amico e compare Gheddafi per liberare il finanziere svizzero già libero, e tre pescherecci di Mazzara del Vallo, sequestrati in acque internazionali.

Ovviamente le TV, i giornali e i portavoce del cavaliere hanno fatto a gara per dimostrarsi abili casse di risonanza e spargere al mondo credulone la buona novella di un preteso prestigio internazionale del premier, che, però, si ferma ai bordi del deserto libico.

Ci provò con Russia e Turchia a prendersi i meriti degli accordi  sull'oleodotto e il metanodotto, facendo ridere di compassione gli interessati; anche allora doveva nascondere eventi  di quest'Italia disastrata, mimetizzandoli dietro il paravento del suo autoreferente prestigio internazionale.

C'è margine operativo per Bondi, Capezzone, Cicchitto per tornare a riproporre, unilateralmente, il nobel per la pace.

Queste manovrine dilettantesche gli riescono con personaggi da Gheddafi in giù, non potrebbero mai riuscirgli con nazioni a sviluppo avanzato, dove i governanti hanno finito di conoscerlo assai bene, reputandolo idoneo alla sola politica del cu-cù.

 

 

Rosario Amico Roxas