Il cavaliere non demorde e continua far finta di niente, preferendo inaugurare un monumento a Garibaldi, piuttosto che affrontare una crisi economica che sventra il potenziale nazionale, ma non quello del presidente del consiglio, che anzi si incrementa a cura e spese del reddito fisso.
Dal monumento a Garibaldi è volato dal suo amico e compare Gheddafi per liberare il finanziere svizzero già libero, e tre pescherecci di Mazzara del Vallo, sequestrati in acque internazionali.
Ovviamente le TV, i giornali e i portavoce del cavaliere hanno fatto a gara per dimostrarsi abili casse di risonanza e spargere al mondo credulone la buona novella di un preteso prestigio internazionale del premier, che, però, si ferma ai bordi del deserto libico.
Ci provò con Russia e Turchia a prendersi i meriti degli accordi sull'oleodotto e il metanodotto, facendo ridere di compassione gli interessati; anche allora doveva nascondere eventi di quest'Italia disastrata, mimetizzandoli dietro il paravento del suo autoreferente prestigio internazionale.
C'è margine operativo per Bondi, Capezzone, Cicchitto per tornare a riproporre, unilateralmente, il nobel per la pace.
Queste manovrine dilettantesche gli riescono con personaggi da Gheddafi in giù, non potrebbero mai riuscirgli con nazioni a sviluppo avanzato, dove i governanti hanno finito di conoscerlo assai bene, reputandolo idoneo alla sola politica del cu-cù.