Riporto alcune righe di Delia Vaccarello (L'Unità del 12 luglio) che fanno pensare.
Secondo un'indagine di Arcigay il bullismo omofobico nelle scuole è sempre più diffuso. Un ragazzo su tredici nell'ultimo mese è stato testimone di un pestaggio o di una aggressione.
Il bullismo omofobico è un killer. Miete le sue vittime ogni giorno sui banchi di scuola, spesso agisce indisturbato perché ha molti complici. I ragazzi che colpiscono si fanno forti della classe. Loro sono i capi, gli altri vengono dietro. Ad essere micidiale è la dinamica del gruppo: "Certo che i compagni c'erano, erano in gruppo e si divertivano a sfottere in gruppo, nessuno ha detto nulla perché temeva di essere additato come gay o perché sarebbero stati fuori dal gruppo": racconta un ragazzo molestato. Aggredire il compagno gay diventa un modo per dirsi "a posto" cioè etero, per sentirsi uniti, per cementificare uno straccio di identità collettiva ai danni di una vittima. I prof. spesso voltano le spalle, chiudono gli occhi. Minimizzano. Sono i dati della prima indagine condotta dall'Arcigay che ha coinvolto 860 studenti e 42 docenti di scuola superiore con il supporto del ministero del Lavoro, Salute e Politiche sociali. Una ricerca tesa a dare una fisionomia precisa "dell'orrore quotidiano", suggerire risposte, pianificare forme di intervento. Le aggressioni non sono episodiche, ma ripetute, come goccia d'acqua erodono l'autostima dei compagni nel mirino.