lunedì 26 luglio 2010

HO LETTO CON SGOMENTO

Ho accettato di incontrare domani, su sua richiesta, l'Autore del servizio giornalistico comparso su Panorama sulle "notti brave dei preti gay". Se andiamo a caccia di notti brave, non è il caso di partire dagli omosessuali, preti o non preti. Non serve creare uno stereotipo, suscitare pruriti e scandali come non servono i diktat e i moralismi vaticani.
Credo che esista un problema ineludibile che riguarda tutti i mezzi di comunicazione di massa: occorre cercare altri linguaggi, altre strade e altri modi di relazionare con il vissuto delle persone omosessuali. Senza mai dimenticare che stiamo parlando di persone. Io conosco moltissimi preti gay che stimo per la loro fede, la loro umanità e lo zelo con cui esercitano il ministero.
Un servizio giornalistico che si rispetti potrebbe servire a porre alla istituzione ecclesiastica le domande circa la disumanità e l'ipocrisia che stanno alla base della emarginazione ecclesiale, civile e sociale di tanti uomini e tante donne. Diversamente si finisce sempre con il solito "dare addosso " alle persone.
Quando raramente partecipo ad un dibattito televisivo sull'omosessualità, quasi sempre (direi sempre) ne esco deluso dal livello culturale infimo in cui hanno spazio soltanto gli urlatori e dove vengono sistematicamente banditi il pensiero, lo stile dialogico, il rispetto e la mitezza. Abituato ogni giorno all'ascolto attento di molte persone, mi trovo in queste situazioni come catapultato in un altro mondo, quello del dileggio e dello spettacolo.
In ogni caso voglio esprimere a tutti i preti omosessuali il mio affetto e la mia solidarietà e vorrei essere vicino in taluni momenti difficili, molto difficili, della loro esistenza e del loro ministero in questa chiesa cattolica ufficiale tanto segnata dalla omofobia.