giovedì 29 luglio 2010

LA MIA PARTE DI STOLTEZZA

Luca 12, 13 - 21
Uno della folla gli disse: "Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità". Ma Egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?". E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perchè anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".
Disse poi una parabola:
"La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sè: Che farò, poichè non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse:  Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sè, e non arricchisce davanti a Dio".
Siamo posti anche oggi davanti ad una pagina che troviamo soltanto nel Vangelo di Luca. Il nostro evangelista ha il "dente avvelenato", potremmo dire, rispetto alla cupidigia, all'avarizia, alla tentazione dell'arricchire.
Anzi, la ricchezza può diventare il nostro dio ("Non potete servire a Dio e a Mammona" Luca 16,13) e causare una deviazione totale dalla strada di Gesù (l'episodio di Anania e Saffira narrato in Atti 5).
Se guardiamo alla chiesa e alla società di oggi dobbiamo convenire che Luca ha lanciato un grido profetico, un ammonimento salutare, ha visto lontano.
Molti dei tradimenti che le chiese cristiane nel passato e nel presente hanno perpetrato nei confronti del Vangelo, sono stati causati dalla idolatria del denaro. In questi giorni è morto il teologo cattolico Diez - Alegrìa, uomo di fede profonda e coraggiosa.
Poco tempo fa scrisse: "Penso che la chiesa cattolica nel suo insieme abbia tradito Gesù...... Questa chiesa...... è quello che hanno voluto nel corso della storia i potenti di questo mondo".
Come dargli torto?
Ritornando al testo evangelico che oggi meditiamo, è chiaro che il  movimento di Gesù raccolse questo messaggio così esplicito ed impegnativo del Maestro di Nazareth e Luca ne fece uno dei punti centrali del suo Vangelo.
BADATE.........
I versetti 13 - 14 - 15 sono un concentrato di messaggi e di stimoli. Intanto Gesù non accetta di mettersi nel ruolo di chi dà la soluzione tra i due contendenti.
Non li solleva dalla loro non trasferibile responsabilità.
Da vero educatore, Gesù offre un ventaglio di "riflessioni sapienziali" per rendere il suo interlocutore e i due fratelli in grado di ripensare ciò che stanno facendo e in grado di prendere una saggia decisione.
Non sappiamo se i due fratelli ne abbiano fatto tesoro, ma l'insegnamento è di una profondità quasi insondabile.
Talune parole di Gesù mi fanno pensare ad un pozzo d'acqua fresca così profondo da non poterne mai toccare il fondo: "Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia, = (da ogni desiderio di avere sempre di più)".
Già...... la vita non dipende dai beni che abbiamo.
E' così facile crederlo, ma è così difficile praticarlo in un mondo in cui l'ingordigia dei potenti ha prodotto un contagio da cui è difficile difendersi.
Non posso limitarmi a denunciare il marciume, il fango delle cricche di governo e del Vaticano che lavorano in perfetto accordo e spartiscono utili e privilegi; debbo pensare alla mia vita, a convertire i miei desideri, a condurre un'esistenza sobria e solidale.
Ecco il messaggio che ci arriva dalle tante comunità della Teologia della liberazione, da tanti uomini e tante donne che nei luoghi più diversi non pensano ad ingrandire i propri granai, ma a condividere.
Sparsa su tutta la terra esiste (eccome!) una chiesa "altra" che tenta i sentieri impervi ma produttivi delle beatitudini.
STOLTO.......
La parabola che si estende dal versetto 16 al 21 trova una versione parallela e contratta nel loghion 63 del Vangelo di Tommaso: "Gesù ha detto. C'era un uomo ricco che aveva molto denaro. Disse: Userò il denaro per seminare, mietere, piantare e riempire i granai di frutti, in modo che non mi manchi nulla. Ecco che cosa pensava nel suo cuore. La stessa notte morì. Chi ha orecchie per intendere, intenda!".
Intanto non è irrilevante che il Vangelo definisca "stolto - senza discernimento - folle" l'uomo che corre dietro alla cupidigia e all'ingordigia.
Non si tratta semplicemente di una violazione della legge di Mosè (Esodo 20,17) e dell'insegnamento dei profeti (Michea 2,2).
 No, Luca compie un passo ulteriore.
Fedele testimone dell'insegnamento del Nazareno e attento al vissuto dei gruppi in cui è inserito, narra la parabola che ruota attorno a questo "progettatore" instancabile, ingordo e folle e la apre a due constatazioni: c'è chi accumula per sè e chi progetta e accumula secondo l'ottica del Regno di Dio.
Si noti: questo ricco agricoltore non è un ladro, un mafioso, uno sporcaccione, uno spacciatore di droga nei palazzi del potere, come uno della P 3 italiana.
Qui non c'è nulla che indichi malversazione o furto; non c'è nulla che suggerisca un qualche maltrattamento degli operai alla maniera di Marchionne o una qualsiasi azione criminale.
Ma, allora, perchè è stolto?
E' uno stolto, ci dice la parabola "perchè egli vive soltanto per sè, parla a se stesso, fa progetti per se stesso e si congratula con se stesso" (F. Craddock).
La parabola non ha nulla di caricaturale: i beni diventano il tutto della vita e prendono il posto di Dio.
Questo nei due Testamenti biblici è chiamata l'idolatria.
La conseguenza "sociale" è palese: il desiderio ardente dell'accumulo non solo pone i beni come "dio" buttando fuori il reale riconoscimento di Dio, ma produce cecità, indifferenza, chiusura verso i bisogni degli altri, delle altre.
Dunque sono avvertito: devo sorvegliare il mio cuore perchè non succeda anche a me che la "cupidigia", occupando il centro non metta ai margini della mia vita Dio e l'impegno per un mondo più giusto.
AIUTACI
Aiutaci, o Dio,
ad essere consapevoli delle nostre mille fragilità
e della nostra precarietà.
Possano le "cose" che abbiamo
tradursi in scambio e condivisione
nelle piccola realtà
del nostro quotidiano.