giovedì 15 luglio 2010

PUBBLICO QUESTA PREZIOSA TESTIMONIANZA DI DON PAOLO FARINELLA

A TUTTE LE AMICHE E AMICI



Non potendo rispondere alle migliaia di messaggi che mi arrivano di vicinanza e preghiera, ho pensato di condividere con voi che siete parte di me, i miei sentimenti e la mia fede nel momento della morte. Non scrivo con tracotanza, ma cosciente che ciò che sto vivendo non mi appartiene, ma appartiene a quanti condividono con me una parte del cammino o un’amicizia per ora solo virtuale su Facebook. Vedo che la morte di mio fratello non ancora avvenuta ha già cominciato a dare i suoi frutti perché ha messo in moto un circolo di umanità e di grazia straordinaria che viaggiano oltre le distanze e oltre le conoscenze dirette. E’ una cosa straordinaria: dalla morte nasce sempre la vita. Di seguito il mio pensiero come segno di riconoscenza  e di amicizia. A tutti  e a tutte un abbraccio

PS. Sabato 17 alle ore 20,30 per la settimana dei diritti, comunque, sarò a Tursi per parlsare del “Diritto alla Misericordia” e domenica 18, alle ore 18,00 sarò a Savona, nell’ambito della festa del PD per “Parliamo di ultimi”.



Paolo Farinella, prete

Parrocchia S. Torpete – Genova



Incontro a sorella morte in pace e serenità

Genova 12 luglio 2010. - Mentre mi preparo per accompagnare mio fratello Salvatore nell’esodo dalla vita alla vita, ricevo vostri messaggi di amicizia e di preghiera commoventi. E’ il segno che i sentimenti veri non conoscono barriere e distanze perché il cuore vive e pulsa dove c’è verità di vita e di amore. Si è messa in moto una circolarità di sentimenti grandi e profondi di cui ringrazio tutti voi, una per una e uno per uno. E’ bello essere parte di un movimento di amore che anche senza conoscersi direttamente conduce a profondità inaudite che lasciano il segno nella carne e nel cuore.

Non ho mai avuto paura della morte perché da moltissimi anni ormai la considero mia sorella e mia sposa per la vita: ho celebrato la liturgia dell’arrivederci di mio fratello Santo, morto a 31 anni, la cui morte tragica ho dovuto annunciare ai miei genitori mentre li accompagnavo a vedere lo strazio del suo corpo, schiacciato da un treno. Poi è venuta la volta del papà che ho assistito in ospedale mentre moriva, subito dopo avere ricevuto l’olio dell’unzione. Infine, la mamma che è morta in casa, attorniata da tre figli presenti. Ora è la volta del mio fratello maggiore che raggiunge la sua pienezza di esistenza dopo essere passato attraverso il calice del dolore e della prova. Visse paralizzato per un anno e mezzo e dopo essersi ripreso abbastanza tanto da riuscire a condurre una vita quasi normale, cede all’assalto di due tumori.

Non piango la sua morte, perché la morte è parte intima della vita, ma ringrazio Dio per essere stato degno di averlo avuto come fratello. Mai una parola, mai un dissidio, mai un contrasto per interesse, semmai tra di noi c’era la gara a chi fosse più generoso. La mia famiglia non ha mai considerato gli interessi come cosa importante, ma ha sempre dato la precedenza alle persone e ai bisogni, perché la giustizia non è fare le parti uguali o dare a ciascuno il suo, ma venire incontro alle esigenze degli altri.

Lascia un figlio con una impresa di trasporti e un altro figlio, Giuseppe su una carrozzina da 40 anni, cioè dalla nascita. Ad essi ha dedicato la sua vita e per essi ha impegnato insieme alla moglie Maria tutta la sua esistenza.

Non sono triste e nemmeno scoraggiato, sono intensamente dentro questo mistero della vita e della morte alla quale in quasi 40 anni di prete, non mi sono mai abituato e pertanto non l’ho mai banalizzata. Ho sempre vissuto la morte di ciascuno come fosse la prima volta, la mia morte e per questo ho avuto il dono di coglierne l’essenza che non è la fine di tutto, ma il senso di ogni respiro e di ogni scelta e pensiero e azione.

Vivo ogni giorno come se dovesse essere l’ultimo e questo mi porta a valorizzare e dare importanza solenne a tutto: alle persone che incontro e con le quali sono in corrispondenza, alle persone che «vedo» virtualmente senza vedere i loro volti, ma scoprendo i loro cuori. Tutto, anche le cose banali diventano «eventi»: un saluto, un bacio, un abbraccio, un pensiero, un sorriso, un nome, un incontro, una persona … potrebbero essere l’ultimo saluto, bacio, abbraccio, pensiero, sorriso, nome, incontro, persona; tutto, ogni cosa assume la densità e la corposità di Dio e non si perde nulla, ma tutto si trasforma in potenza di vita e desiderio passionale di verità ed essenzialità.

La liturgia cattolica dice: «Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata» e poiché ne sono intimamente convinto so che la morte è solo la soglia tra un modo di essere e un altro modo. Non esiste la vita eterna in contrapposizione con la vita terrena: esiste solo una vita che passa anche attraverso la soglia della morte per essere «in un altro modo», non  meno reale di quella che sperimentiamo ogni giorno. Certo, forse la ragione si ribella a questo, ma non tutto ciò che irrazionale è falso e la ragione stessa essendo umana deve accettare il suo limite.

Io credo che Gesù è risorto e anche noi risorgiamo con lui, che ci svela il mistero della comunione oltre la morte, dove incontriamo le persone che abbiamo amato perché i sentimenti vissuti, specialmente quelli dell’amore e della dolore non possono scomparire nel nulla. Consegno insieme alla mia famiglia mio fratello a «sora nostra morte corporale» (Cantico di Francesco di Assisi) perché lo trasformi in benedizione e grazie per noi e per tutte le persone che porto nel mio cuore che è, questo sì, sconfinato come il cuore di Dio.

Offro questa morte che è vita per tutte le persone che in qualche modo ho incontrato nella vita di ogni giorno e sulla piazza di Facebook o della rete: ognuno di voi ha un posto unico nella mia preghiera e nel mio cuore. Offro questa morte anche per i vostri defunti, per Sara, il cui papà è partito per il Regno pochi giorni fa e per tutti coloro che vivono il vuoto fisico di una Presenza-Assente, sapendo che il Dio di Gesù Cristo in cui credo con tutto me stesso, tutto risana e tutto salva. Nella vita e nella morte. Per questo vivo aspettando la morte come lo sposo attende la sposa. Con affetto e amicizia a tutte e a tutti un bacio e un abbraccio unici. Paolo Farinella, prete