martedì 31 agosto 2010

FANALINO DI CODA

                         


 

 

Gli episodi di intolleranza nei confronti dei cittadini gay continuano a offendere la dignità civile della nostra società. I motivi più innocenti come un bacio, la più universale e diffusa manifesta­zione d'affetto e d'amore, o tratti dell'abbigliamento sono sufficien­ti a scatenare insulti violenti, rea­zioni di disgusto e spesso di bruta­le violenza. La questione non riguarda solo la minoranza oggetto delle varie forme di aggressione, come probabilmente pensano molte persone che pure aborrono le violenze sui gay o su altre mino­ranze, ma riguarda tutti noi citta­dini. È una questione di civiltà ge­nerale. Una nazione democrati­ca, come l'Italia si fregia di essere, non dovrebbe permettere manife­stazioni di odio o di discriminazio­ne come quelle che hanno luogo nei confronti dei gay perché esse sono il segno di patologie demo­cratiche, di illiberalità che influi­scono sulla qualità della vita di tutto il paese. Sarebbero necessa­rie al riguardo leggi severissime non solo al fine di reprimere la natura delittuosa delle aggressioni, ma anche per contribuire al for­marsi di una nuova sensibilità col­lettiva sull'uguaglianza di tutti i cittadini. Ma tali provvedimenti sono inefficaci se non si mette ma­no in modo inequivoco ad una leg­ge sulle unioni gay nella forma del matrimonio civile. È ora di ab­bandonare titubanze e pavidità che servono solo a creare ambigui­tà tossiche, le ridicole prudenze nominalistiche sono segno di con­torsioni idiote e riescono solo a ritardare processi di civiltà giuri­dica che sono iscritti nel cammino di una cultura universale del dirit­to che sta manifestando tutta la sua naturale forza in ogni parte del mondo come dimostra il caso del Portogallo e soprattutto il luminoso esempio dell'Argentina

Risparmiamoci per una volta l'umiliante condizione del fanalino di coda. (Moni Ovaia – L’Unità 14 agosto).