mercoledì 8 settembre 2010

LA MIA RISPOSTA

Cara suora,
la Sua lettera è straordinariamente lucida e consapevole. Per noi preti, suore e monaci è davvero difficile essere dei cristiani. Spesso siamo dei mestieranti, dei cattivi "maestri della legge", dei funzionari. La "chiesa ufficiale" ci garantisce una casa, il vitto, un ruolo..., e noi ci accomodiamo e ci illudiamo di essere cristiani.

Per me aver rinunciato a questi privilegi è stato fondamentale. Però non disperiamo: persino qualche cardinale o qualche papa può essere cristiano o cercare di convertirsi dall'azienda "Vaticano SPA" alla sequela di Gesù: "nulla è impossibile a Dio". Grazie, cara sorella, della Sua testimonianza di onesta ricerca di Dio, del Vangelo. Anch'io, come Lei, cerco di non arrendermi davanti alle mie fragilità, alle mie paure e ai miei egoismi e di non lasciarmi bloccare dal "mondo ecclesiastico" così pieno di ipocrisie e di idolatrie. Quando si compiono scelte critiche e costruttive (e soprattutto se ne assume la responsabilità nella vita di ogni giorno), non possiamo aspettarci il plauso. Il riferimento alla Scrittura e alla persona di Gesù, una fiducia in Dio alimentata nella preghiera e la ricerca di uno stile di vita sobrio e privo di ogni privilegio possono mantenerci umili ed audaci sulla strada del Vangelo. E come potrebbe mancare su questo sentiero il dono delle lacrime?

La saluto con tanto affetto e l'abbraccio di cuore. Mi ricordi nella Sua preghiera.
don Franco