''Noi abbiamo reso durissimo il carcere duro. E nel carcere duro ci stanno tutti i boss che le fiction e i tg hanno reso famosi, tutti stanno al carcere duro e quegli ergastoli noi non li intiepidiremo mai e moriranno la', poveri perche' gli abbiamo anche sequestrato i beni''. E' un passaggio dell'intervento del ministro della Giustizia Angelino Alfano, dal palco della kermesse del Pdl Veneto a Cortina.++ (ANSA) –
Le parole del ministro guardasigilli documentano la fragilità di uno Stato, retto da un governicchio, che vuole dimostrarsi sempre più autoritario, fino ai limiti della vendetta.
I capi mafia in carcere non sono altro che l’anello debole della catena mafiosa, i perdenti, gli sconfitti, verso i quali è giustissimo che vengano comminati tutti i rigori previsti dalla legge; ma il guardasigilli di questi rigori non può farne un leit motif della continua campagna elettorale che agita questo disgraziatissimo paese.
Con gli accenti savanaroleschi vorrebbe farci dimenticare la strategia di questo governo che si sta adoperando in tutti i modi per sostituire i capi della vecchia mafia con i nuovi capi dei colletti bianchi, quelli della P2 e della nuovissima P3, i truccatori di appalti, gli speculatori che ridono sulle disgrazie altrui, i componenti della vasta beccati con le mani nel sacco, ma oggetto di una strenua difesa corporativa e mantenuti nel loro posto e nel loro rango, malgrado meritevoli delle patrie galere. La guerra alle varie mafie è stata trasformata da questo governo in una lotta interna, in uno scontro fra cosche, dove le vittime più numerose sono rappresentate dalle fasce più deboli della popolazione che assiste attonita allo scontro e vede trascurati i legittimi interessi della nqazione. Il rigore di Angelino non impressiona nessuno, si tratta solo del medesimo ministro che si batte come uno… sciacallo (non merita il paragone con il nobile leone) per produrre leggi in difesa del suo signore e padrone, una difesa dai processi stante il fatto che la medesima difesa esercitata nella sede legittimata sarebbe fallimentare.
La frase che maggiormente sconcerta è: “e moriranno la', poveri perche' gli abbiamo anche sequestrato i beni'', vorrebbe farci dimenticare il tentativo governativo di vendere all’asta i beni sequestrati, per rientrare dalla finestra ciò che era uscito dal portone; vorrebbe farci dimenticare che mentre i mafiosi al carcere duro “moriranno poveri”, le espressioni della nuova mafia dai colletti bianchi, si arricchisce sulla pelle dell’intero popolo, sfruttando tutte le normative studiate ad arte dal medesimo ministro per favorire tutti gli illeciti fin ora emersi, che rappresentano, appena, la punta dellì’iceberg.