Riporto da Riforma del 20 agosto alcune riflessioni di Giorgio Gardiol:
La disaffezione non preoccupa più di tanto la politica. In democrazia, in politica, contano i numeri. E i numeri stanno con chi governa. Peccato però che chi governa abbia i numeri in Parlamento solo grazie a una legge elettorale che assicura il potere a chi abbia ottenuto un voto in più dell'avversario. Chi non vota, non conta. Chi perde stia zitto. La politica confonde i numeri con le ragioni. I numeri consentono il potere, Il potere, grazie alla legge elettorale personalizzata, ha un capo, un padrone; il padrone ha bisogno di servi che devono solo obbedire. Chi dissente è messo al bando, ostracizzato; per i dissenzienti, per gli oppositori sono pronti i dossier. Di fronte alle menzogne del padrone i servi devono solo inchinarsi e applaudire. Piero Calamandrei, nel 1945, scrisse che gli italiani «hanno l'anchilosi dell'assuefazione agli inchini, e non riescono a sentire i nuovi doveri della libertà».
65 anni dopo la Liberazione il nostro paese non è ancora composto da uomini liberi, ma da liberti, cioè da schiavi affrancati, che continuano a vivere nella casa del padrone, ancora come «servi» ma «volontari». Nuovi servi che imitano il loro padrone. essendone anche un po' invidiosi. Così si è costruita la corte con i suoi i cortigiani. E i molti, che vogliono entrare a corte, si omologano nei comportamenti e nel pensiero. Gli altri, quelli non ammessi, sono rancorosi.