lunedì 25 ottobre 2010

ANTIGUA: SCRIVE LUIGI CANCRINI

Ci metterà mai piede Berlusconi nella sua villa di Antigua? Il primo pensiero che ho avuto guardando in Tv le immagini di questo scempio edilizio sull'isola caraibica è quello relativo alla sua totale, anonima inutilità e alla noia di quelli il cui piacere (bisogno) fondamentale sta nell'accumulo dei beni e dei consumi. Fosse stato un uomo normale, mi dico, avrebbe potuto, con venti milioni di euro, dare un contributi simbolico alla lotta contro la fame nel mondo, costruire un ospedale o delle scuole in Africa, legare il suo nome a qualcosa di vivo, che gli restituisca affetto e gratitudine dando senso alla sua vita. Ha scelto il cemento e il vuoto, ancora una volta, continuando ad accumulare le ville con la stessa cieca, ossessionante, malinconica ripetitività con cui l'Avaro di Molière accumula i suoi possedimenti e le sue monete d'oro. Dandoci una dimostrazione interessante della solitudine in cui questa sua aridità lo costringe: una solitudine che lui forse cerca di alleviare facendo un acquisto dopo l'altro. Di società, di ville e di persone attratte dal suo denaro e di cui è costretto a circondarsi giorno dopo giorno.