venerdì 29 ottobre 2010

UN’AVE MARIA COME INNO

Riporto da "Il Venerdì" del 22 ottobre uno scritto di Giampiero Cazzato che svela a che punto di "laicità" (!!!) siamo arrivati.

"Ignazio di Lodola lo insegna: dalla divisa al saio il passo è breve. A pensarla come il fondatore dei Gesuiti è il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Franco Ionta. È a lui che si deve la scelta del nuovo inno della polizia penitenziaria, le cui note sono risuonate per la prima volta a maggio, alla celebrazione annuale del corpo. Niente più marcette e squilli di tromba, ma un salmo di contrizione che pare uscito, dritto dritto, dal Concilio di Trento.

L'inno – il testo è del maestro Giuseppe Marcucci, paroliere, tra gli altri, di Amedeo Minghi – s'intitola Siam tutti figli tuoi. Eccone un assaggio: «Io affronterò la vita mia in sacrificio, patto d'onestà e, Tu che puoi, ricorda che nel dolore siamo tutti figli tuoi… Prega per me Santa Maria, riempimi d'amore e così sia…».

In poche righe c'è la violazione della Costituzione, il misconoscimento della separazione tra Stato e Chiesa e la discriminazione nei confronti delle altre confessioni religiose. Il decreto che sancisce l'adozione del nuovo inno porta la firma del ministro Alfano e tra le sue motivazioni c'è quella di «offrire un prodotto artistico» consono al Paese e alle sue «tradizioni».

Grande è stata la commozione di Ionta nel presentare la composizione, le cui parole, ha sostenuto, «esprimono un impegno e un'invocazione». E altrettanto grande l'imbarazzo della polizia penitenziaria: «È un inno che non ci fa onore» dice il segretario del sindacato Sappe Donato Capece «e che abbiamo contestato dal primo momento. È assolutamente da cambiare». E la sua è qualcosa in più di una preghiera".