venerdì 26 novembre 2010

E' UN FATTO IRREVERSIBILE

Riporto da Repubblica del giorno 16 novembre alcune riflessioni di Renzo Guolo.

Le parole parlano. I nomi ancora di più. Non stupisce che in alcune città europee i nomi come Mohammed, Fatima, Khalid, siano sempre più diffusi. Nell’attuale fase accelerata della globalizzazione i flussi, in questo caso quelli migratori, investono i luoghi, anche quelli sociali, e li modificano senza posa. Così le città del Vecchio Continente, un tempo alla corda demografica, mostrano nuovi volti e nuovi nomi. Un processo, e un destino, irreversibile: nonostante gli slogan degli xenofobi di turno. Una trasformazione che dev’essere affrontata razionalmente, senza ingenua fiducia che le culture possano giustapporsi senza alcun problema: non è così, hanno un nocciolo duro che si modifica nel tempo; o che, di per sé, siano assolutamente immutabili. Come se la continua interazione tra loro, in uno spazio sociale in cui plurali sono simboli, segni, religioni, usanze, tradizioni, lingue, non potesse mai intaccarne l’essenza. Non è così nemmeno in questo caso, ma confidare nei tempi lunghi della sola trasformazione sociale sarebbe comunque un errore.

In questa particolare fase storica, le politiche pubbliche di sostegno all’integrazione culturale giocano un ruolo chiave per evitare che “quelli con un nome diverso” si chiudano, o siano chiusi, in ghetti identitari. E diventino, per ragioni diverse, attori del conflitto. Non solo a causa della radicalizzazione politica e religiosa ma per frustrazione da speranze emancipative. Con esiti non meno problematici.