domenica 28 novembre 2010

"SOLO NAPOLEONE HA FATTO PIU' DI ME!!"


Dalla storia alla memoria   
 

Il tentativo pseudo culturale che tenta, oggi, di affermarsi è quello di far transitare la storia nella memoria, al fine di permettere un ulteriore spostamento nello scrigno dell’oblio, magari dopo averne riscritto  e reinterpretato i momenti più significativi.

Chi ricorda e commemora più la “presa di Porta Pia”, che pure fu il momento  conclusivo della unificazione d’Italia con Roma capitale ?

Siamo rimasti in pochi a ricordare lo “sbarco dei Mille” come una delle più perniciose invasioni che la Sicilia abbia subito nella sua lunga storia, con annessa rapina dell’oro del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia, con cui i Savoia finanziarono le infrastrutture del Nord, provocando l’impoverimento dell’isola e l’inizio dell’emigrazione; ce lo dice la storia e ce lo spiegano gli storici, ma la memoria ha appreso ben altro e lo ha riposto nell’oblio degli eventi passati.

Ora corre obbligo riscrivere la storia per adeguarla alle esigenze del nuovo satrapo, per offrire i risultati ad una conoscenza approssimativa pronta a memorizzare e disposta a dimenticare.

L’oblio, o memoria corta degli italiani, rappresenta il viatico delle menzogne, il supporto del falso, la scorciatoia per mostrarsi ciò che si vuole apparire, nascondendo accuratamente ciò che si è.

C’è di mezzo il primato dell’uomo che pretende un’affermazione che non può chiedere alla storia, così l’affida alla memoria.

La competizione è iniziata da tempo; il confronto con Obama è stato presto liquidato in forza dei sondaggi che esaltano il cavaliere con percentuali bulgare  di fanatici consensi, contro un misero 50% del capo della nazione più potente del pianeta, che, pure, sta cercando di rimediare agli errori della precedente amministrazione; una percentuale superiore anche all’indice di gradimento del Grande Fratello !!!

Il confronto con Napoleone ebbe momenti di drammatica ammissione:

“Solo Napoleone ha fatto più di me !”,

ma non tutto è perduto, se ne occuperanno i nuovi scrittori della memoria con gli  interventi dei novelli biografi  Quagliarello, Letta, Buonaiuti, Capezzone, Bondi (in versi liberi), Gasparri, La Russa e i resoconti di Emilio Fede imitato da Bruno Vespa… o  viceversa.

Rimane in piedi la tenzone con Mussolini con il bisogno di rivalutare l’uomo per assimilarlo al nuovo cavaliere. Ci pensò Dell’Utri attribuendo al duce il medesimo buonismo che ha fatto lacrimare il cavaliere a L’Aquila, non senza, però,  comunicare, dopo essersi asciugato l’ipocrisia delle lacrime, alla dottoressa impegnata ad assistere i traumatizzati che avrebbe auspicato di “essere da lei rianimato”; anche in questo caso la colpa ricade sulla dottoressa, colpevole di essere, oltre che umanamente dotata di altruistica dedizione, anche di un’avvenenza che l’ha inquadrata, agli occhi malati del cavaliere, immancabilmente  in posizione orizzontale; oppure la volontaria china su un traumatizzato che ha suggerito al cavaliere la cavalleresca affermazione: “Posso palpare la signora ?”. 

Secondo Dell’Utri Mussolini avrebbe fatto la guerra e l’avrebbe persa per colpa degli altri, tale e quale come il cavaliere, che arraffa le immagini dell’apparenza e scarica sugli altri i poderosi vuoti di credibilità che lo identificano per quello che è.  Aderente il parallelo tra questo cavaliere ed il precedente per quanto riguarda la mandrillesca attività sessuale; di Benito si vantava la sua capacità di “sfiancare un cavallo al giorno e una donna a notte”, solo che il cavaliere Mussolini non ambiva distribuire cariche istituzionali agli uni e alle altre.

Mussolini ebbe un’amante, devota e fedele fino alla morte, questo cavaliere se osasse chiedere un qualunque sacrificio (men che meno vitale) ad una delle sue pupille, sarebbe travolto da una salve di pernacchie tale da riscrivere per intero la cronaca del berlusconismo.

Come per l’oblio di Porta Pia, anche per le festività che segnano le pietre miliari della storia moderna d’Italia è in atto il processo di revisionismo, per sostituire le pietre miliari con i rigurgiti dell’opportunismo. E’ così  che la ricorrenza della Liberazione la si vuol fare diventare “Festa della Libertà” e la “Festa del Lavoro (o dei Lavoratori)”, Festa della speranza.

Non deve restare nulla che possa segnare le tappe storiche; ogni evento dovrà avere un parallelismo alternativo, come l’assimilazione dei repubblichini ( definiti da Dell’Utri “partigiani di destra”)  ai partigiani, nel nome di una unità che pretende trasformare l’intero popolo italiano in un gregge di pecore che ha trovato il suo pastore, ben dotato di addestratissimi cani, che eseguono gli ordini, mentre il popolo dovrebbe belare al seguito del vincitore della storia, novello Zaratustra.

 

Rosario Amico Roxas