giovedì 23 dicembre 2010

NASCERA’ QUALCOSA DI NUOVO?

Tante volte ho meditato e commentato i "racconti della natività" o i primi 18 versetti del Vangelo di Giovanni. Si tratta di linguaggi che non vogliono affatto comunicarci come nacque Gesù, ma aiutarci a capire l'importanza che ebbero per i credenti di quel tempo la vita e il messaggio del nazareno. E così "costruiscono" il mito della discesa dal cielo (Giovanni) e quello della nascita verginale (Luca e Matteo), attingendo a piene mani dalle letterature circostanti.
Comunque Natale significa nascere e noi, sulla scorta di queste pagine evangeliche, possiamo domandarci se oggi può ancora nascere qualcosa di nuovo nelle nostre vite, nelle nostre comunità, nel mondo. Questo continuo nascere, se riusciamo a sottrarlo alla superficialità, alla routine, al consumismo e al pietismo nostalgico, ci ricorda di una continua nascita e rinascita. Il creato non è statico e le scienze ci svelano i movimenti dell'atomo e delle galassie.
Mentre le scienze studiano e scoprono,  la fede ci invita a guardare con meraviglia, ad adorare la "fonte della vita". Il mare e le foreste sono culle piene di vita…anche se noi, nella nostra imbecille irresponsabilità, siamo spesso i distruttori del giardino del creato.
Qualcosa di nuovo?
La domanda batte alla porta dei nostri cuori: "nella vita può nascere qualcosa di nuovo, qualcosa che dia speranza a questa umanità così ferita"? Miliardi di uomini e donne si pongono questa domanda, ma poi troppo spesso si rassegnano a "ripetere" che nulla cambierà sotto il sole.
Di fatto ci sono molte voci, specialmente quelle che provengono dai poteri che vogliono conservare le cose come stanno, che invitano a stare calmi, ad accettare che le cose stanno così, a non cedere alle illusioni, a non dar retta ai "sognatori" e ai sobillatori…agli "eretici" di turno. Seminano rassegnazione spargendo paura e distrazioni. Se uno protesta viene definito un "potenziale assassino", ai genitori si consiglia di tenere i figli in casa anziché vederli scendere in piazza.
Semmai si prospetta qualche "gratta e vinci" in più, qualche lotteria che faccia volare nel mondo dei ricchi ed impazzire, qualche "macchinetta" che possa con una giocata cambiarti la vita.
Eppure
Eppure il messaggio biblico è invito a vivere, a far nascere davvero qualcosa di nuovo.
Si può e si deve. Nonostante tutti i venti contrari, nonostante tutte le nostre contraddizioni, chi crede al messaggio del Dio creatore e si mette sulla strada di Gesù e dei profeti, sa che siamo chiamati a custodire e coltivare il giardino del creato, delle relazioni, dei diritti.
Sono operai del regno di Dio tutti coloro che lottano contro le discriminazioni, che lottano per un futuro giusto e dignitoso, per un lavoro sicuro e tutelato.
Si tratta di un compito irrinunciabile che unisce tutta la "famiglia" umana. Tutte e tutte siamo "partorienti".
Chi pensa solo a sé o ai "propri granai", come dice il Vangelo, non fa nascere nulla di nuovo, ma conferma il disordine regnante. Chi si isola, rinuncia a questa impresa collettiva.
Qualcosa si può
Se vogliamo "salvare" questo Natale malato e ambiguo, possiamo cominciare da noi stessi: io voglio far nascere nella mia vita quotidiana qualche nuovo impegno di solidarietà? Voglio diventare parte di quell'umanità che non si rassegna e cerca più dignità e giustizia? Voglio capire che, nella società e nella chiesa, non posso continuare a delegare, a lasciare ad altri le responsabilità che sono mie? Voglio decidermi a "tagliare" qualcosa di superfluo per avere di più da condividere con chi è nel bisogno? Voglio uscire dal mio silenzio quando in treno, in strada, sul lavoro, con gli amici e conoscenti si usa il linguaggio del pregiudizio sugli stranieri, sugli omosessuali? Voglio crescere  nel rispetto e nella vicinanza con chi è più debole, meno fortunato e meno garantito?
Qualcosa di nuovo nasce, se lo facciamo nascere. Il resto è religiosità vuota. È meglio che ce lo diciamo onestamente. E non saranno le luci del presepio o delle vetrine a dare senso e spessore al nostro Natale.
Non basta nemmeno buttare tutta la responsabilità di tanto squallore sui potenti, sulla banalizzazione mediatica, sui soporiferi messaggi del discorso papale: devo far emergere e contrastare le comode complicità del mio cuore e cominciare a "mettere in soqquadro casa mia", cioè partire dai cambiamenti possibili dentro la mia vita quotidiana.