venerdì 7 gennaio 2011

DE LUNA: FIRMO CONTRO MARCHIONNE

«Non c'è alcun tipo di radicalismo politico vecchio stampo nella mia adesione all'appello contro l'accordo Fiat su Mirafiori. Non è più il tempo per queste cose, non ce le possiamo più permettere. Sono però fermamente convinto che in questa città, nel silenzio e nell'appiattimento dei più a sinistra, trai candidati a sindaco, sulle posizioni di Sergio Marchionne, non si possa accettare di scambiare diritti con denaro». Lo storico Giovanni De Luna è tra i firmatari del documento sottoscritto da un gruppo di intellettuali e di docenti universitari.

C'è una seconda ragione per cui De Luna, come dice, ha aderito all'appello che contesta il «diktat» imposto ai lavoratori e solidarizza con i sindacalisti e con le tute blu della Fiom. Spiega: «È un motivo politico. Questa città ha bisogno di poter scegliere, non può stare in silenzio sulle vicende di Mirafiori oppure accettare le decisioni di Marchionne.
Mi riferisco ai candidati a sindaco della sinistra, al loro sostanziale unanimismo sulla volontà della Fiat, alla piattezza da pensiero unico delle loro posizioni. Il confronto e lo scontro tra le idee, invece, ha sempre giovato a Torino. Devo dire che, dopotutto, bisogna dire grazie a Marchionne». Paradossale? Non troppo. Le mosse a muso duro del manager «costringono alla chiarezza i vari candidati alla poltrona di primo cittadino.
Fanno sì che la questione della Fiat, l'accordo di Mirafiori, diventi un elemento per schierarsi, una discriminazioni tra posizioni, rimettendo in campo la centralità del lavoro. Non necessariamente ci si deve identificare con la Fiom, ma si deve esprimere un dissenso politico». (Massimo Novelli, Repubblica, 5 gennaio)

 È diventato un alibi accusare la Fiom di essere ideologica, vecchia, incapace di tener conto che i tempi sono cambiati. Forse l’esito del referendum manifesterà la forza del ricatto. Ma bisognerà trovare la strada di nuove tutele dei diritti dei lavoratori anziché eroderle. E non si può pensare che la dinamica del mercato conosca solo ed imponga la violenza del ricatto. Le istituzioni in questi casi debbono reinventare la loro presenza e i loro interventi.