Riporto alcuni tratti dell'intervista allo studioso prof. Alberto Melloni rispetto al discorso del papa agli ambasciatori (L'Unità, 11 gennaio):
«Il risultato finale che emerge da tutto il discorso pare però essere un enorme grido d'allarme, nel quale non ci sono segni positivi, se non la sofferenza dei cristiani perseguitati e questa idea di un "cristianesimo antagonista", che rivendica uno spazio pubblico. Su questo terreno il Papa rafforza anche la dimensione ecumenica. Di positivo segnala la battaglia sui simboli religiosi che mi sembra un po' marginale». Pare proporre l'idea di una Chiesa in grande difficoltà? «È un messaggio di grande preoccupazione e angoscia anche per quanto riguarda l'Occidente. Di una Chiesa che teme società pluraliste che vogliono mettere il cristianesimo fuori dalla porta. E che non vuole vedere le debolezze della vita e della pratica cristiana, che rendono il suo messaggio così poco rilevante. Nel discorso al corpo diplomatico il Papa non prende in considerazione le debolezze interne alla Chiesa, la sua difficoltà d'annuncio legata anche agli scandali e alla pedofilia. Se ne è parlato per un anno. Può essere giusto non tornarci. Ma perché puntare tutta l'attenzione sulla minaccia esterna al cristianesimo? Mostra una Chiesa spaventata di quello che le capita intorno e che non vede la ricchezza di autenticità maggiore e di annuncio più schietto che pure ha al suo interno». Ma non è proprio così che rischia di essere meno capita? «Nel discorso pare non si ponga il problema di far sentire il valore dell'esperienza cristiana, come esperienza umanizzante e liberante anche in un contesto pluralista. Quello che il Papa rivendica è il buon diritto della Chiesa di dire la verità sull'uomo. Con l'idea di avere l'unica antropologia perfettamente umanizzata che combatte contro tutte le altre antropologie che, lo sottolinea, sembrano neutre, ma che in realtà sarebbero contro l'uomo. È un discorso, lo ripeto, molto cupo, che rivendica i luoghi tipici dello scontro con la modernità: la legge, la scuola e il matrimonio…».