Antonio Di Pietro, come selezionatore dei candidati di Italia Dei Valori, ha fatto fiasco e dovrebbe pensarci. I suoi ”eletti” ora si trovano in gran quantità con il governo Berlusconi. Riporto alcune righe di un mordace pezzo di Curzio Maltese, assai ben documentato.
“Ricapitoliamo. Il campione dell’antiberlusconismo militante, Antonio Di Pietro, ha ottenuto nella decennale battaglia contro il duce di Arcore i seguenti risultati concreti: 1) Ha fatto vincere Berlusconi nel 2001, rifiutando di portare il suo 4 per cento nel centrosinistra, sconfitto alla fine per uno scarto dell’1,5. Tutto per eleggere un senatore, Valerio Carrara, approdato al volo in Forza Italia; 2) Ha contribuito alla caduta del governo Prodi e al ritorno di Berlusconi nel 2008, facendo mancare più volte la maggioranza e portando in Parlamento galantuomini del calibro di Sergio Di Gregorio; 3) Ha scongiurato la fine di Berlusconi lo scorso 14 dicembre, grazie ai voti decisivi di due mediocri e chiacchierati personaggi, Scilipoti e Razzi, che Di Pietro aveva voluto a tutti i costi in lista, contro il parere di molti compagni di partito.
C’è la questione morale nell’Idv? Vedete voi. Di sicuro, esiste una questione politica. A che cosa serve un partito antiberlusconiano che nei passaggi decisivi, in un modo o nell’altro, ha sempre aiutato lo “stupratore della democrazia” a rimanere in sella?”