martedì 4 gennaio 2011

UNA LETTERA FIRMATA

Caro don Franco,
mi ha fatto piacere vedermi citare (su escort-scortum,
pubblicato sull'Unità) in un sito tanto denso di riflessioni e di contributi.
Non posso dirmi credente, anche se ho avuto come tutti un'educazione cattolica.
Ho sensibilità religiosa, ma di tipo panteistico, tuttavia sono persuaso che se
tutti gli uomini di buona volontà (bonae voluntatis: qui bene volunt!)
convenissero di attenersi agl'insegnamenti ed all'esempio di Cristo,
indipendentemente dalla fede nella sua duplice natura, vivremmo tutti molto
meglio. Sono considerato moralista e giustizialista da coloro cui nulla fa
scandalo, in quanto sono convinti dell'intrinseca propensione al peccato degli
uomini. Ed in verità ancora m'indigno, non tanto per chi si comporta
coerentemente con i propri principi, come Berlusconi, il quale fa esattamente
quello che ci si aspetta da uno come lui. M'indigno per chi prostituisce il
cristianesimo, perché se ne ammanta per celare il culto di Mammona. Mi
riferisco in particolare a certi gruppi, che hanno occupato, specie in
Lombardia, tutti i gangli della società e sono rappresentati da uomini
mescolati con i più turpi affari e pronti a giustificare qualunque ignominia
sul principio che non occorra guardare di dove venga il denaro, ma solo come lo
si destini. Lecito quindi riciclare, corrompere, evadere il fisco, minacciare,
forse uccidere, purché i proventi di sì nobili azioni siano rivolti alle buone
opere. Sono gli stessi che quando si tratta di scegliere fra carnefici e
vittime, stanno sistematicamente dalla parte dei carnefici! Tre esempi su
tutti: odiano Moro, amano Andreotti, convertono Marco Barbone, ma spregiano di
consolare la famiglia Tobagi; accolgono Mario Chiesa, ma trascurano l'
imprenditore che, per averlo denunciato, fu fatto fallire. E si credono esempi
adamantini di cristianesimo integrale! Ora credo che la loro prassi affondi le
radici nell'elaborazione teorica del loro fondatore e qui trovi giustificazione
ed alimento alla politica più spregiudicata. Se è così, perché nessun teologo s'
è preso la briga d'esaminare tali radici? Non vorrei dire che il Santo Uffizio
dovrebbe aprire una causa di eresia, però… Insomma se l'albero si giudica dal
frutto… Continui, don Franco, il suo dialogo col mondo e nel mondo e si abbia
il mio sincero incoraggiamento!
Giancarlo Rossi