mercoledì 26 gennaio 2011

UNA RIFLESSIONE CHE HA ACCOMPAGNATO TUTTA LA MIA VITA

BIBBIA E TEOLOGIA PIÙ CHE MAI

·        Ancor più in questo tempo “ultimo” della mia vita ho avvertito che i due pilastri della mia esistenza di fede sono costituiti dal tentativo di “stare dalla parte dei marginali-poveri” e tuffarmi cuore e mente nella lettura biblica e proseguire l’impegno teologico. Si tratta di due facce della stessa medaglia, sempre fatta di piccole cose e piccoli passi. In sostanza, più ti immergi nella realtà della emarginazione, più senti Dio che ti tira per la giacca. A me succede così, se proprio non gli giro le spalle del tutto, come spesso accade.

·        Nella vecchiaia ci si concentra sull’essenziale, ma sono ormai molti anni che mi affascina questo lavoro di “decostruzione” e “ricostruzione” dell’immaginario della fede cristiana e del “mito” del cristianesimo. Se non è affatto facile decostruire in modo serio il “castello ideologico-dogmatico” (evitando semplificazioni così ricorrenti e pericolose), è ancora più difficile mettere cuore e mano all’impegno di ricostruzione di un nuovo immaginario cristiano, sempre concepito come plurale e provvisorio, datato e contingente. Ma questa parte di ricostruzione e ricomposizione è stata la mia ottica costante e sono debitore a moltissimi fratelli e sorelle che, specialmente negli ultimi cinquant’anni, hanno compiuto elaborazioni sempre parziali e “provvisorie” di straordinaria profondità e fecondità e hanno avanzato proposte lungimiranti. Penso, tanto per partire dal lontano, al teologo cattolico Schillebeeckx e alle provocazioni di John Robinson, delle teologie femministe e della liberazione.

·        Mi riempie il cuore di gioia constatare che la nostra fede non ha paura di confrontarsi umilmente ed audacemente con la cultura della modernità, con le espressioni del pluralismo religioso, con gli apporti della psicanalisi, con le ricerche dell’antropologia e delle scienze del linguaggio, con le questioni connesse all’ermeneutica, alla storia dei dogmi, al teismo, alla cristologia…. Qualche recente libro sembra talvolta presentare questo “panorama” come qualcosa nato oggi, ma si tratta di questioni che sono state poste da molto tempo e per le quali si sono tentate e date risposte plurali.
      A Sarzana, con il gruppo animato da Alfredo Giusti, sabato 12 febbraio esploreremo insieme la freschezza di una fede nutrita alle sorgenti bibliche e all’impegno laico di liberazione nel mondo.

·        Devo anche aggiungere che il nuovo “paesaggio” umano suscita una lettura biblica più ricca, più documentata, più stimolante per la nostra esistenza quotidiana, ben oltre il piccolo cortile delle comunità cristiane di base. La nostra fede, concepita e vissuta come sequela di Gesù, è sempre più liberatrice, sempre più capace di interpellare i cuori e di stimolarci alla liberazione dagli idoli. Il problema è la nostra risposta, ogni giorno da inventare e da tentare.

·        Ma anche qui mi infonde fiducia sapere che non siamo chiamati ad una impresa da eroi, ma a restare in cammino, a riprendere il viaggio, a convertirci “dentro le cose di ogni giorno”, anche con la sobria gioia dei passi compiuti.
      Abbiamo a lungo riflettuto, nel “corso biblico” di Torino e anche nel corso di teologia del pluralismo religioso, tanto per fare un esempio tra i mille possibili.  Nei dei percorsi, ormai lunghi e collaudati, abbiamo molto discusso sulla continua necessità di “riposizionarci davanti a Dio”. E’ stata ed è tuttora avvincente nella lettura delle numerosissime preghiere del Primo Testamento, compiere in gruppo un’indagine storica, contestuale, ermeneutica, linguistica, delle espressioni plurali della preghiera di Israele. Le nostre idee rigide, i nostri schemi, saltano. I nostri “corsi” e incontri si sono trasformati in semplici ed appassionanti laboratori dove le persone cercano di riscoprire il proprio vissuto in un costante rinnovamento del cuore, della fede, dell’impegno laico da vivere nel mondo, in parrocchie, in comunità di base, in solitudine o in compagnia, in salute, in malattia, nella giovinezza e nella vecchiaia.

·        Mi rendo conto, ogni giorno di più, nel gioioso e faticoso ministero itinerante che esiste una diffusa ed accorata ricerca di Dio che trova ostacoli nel castello dogmatico che il catechismo e la predicazione continuano a riproporre in modo immutato. Quando, nei luoghi più impensati e con le persone più diverse, il discorso si apre e si approfondisce sulla figura del Gesù storico, allora i tratti del nazareno aprono un sentiero verso la riscoperta di un Dio bello e accogliente.
      Questo ancora una volta mi dice quanto sia importante “rivisitare” radicalmente il “mito” cristiano per restituirlo alla sua fresca ed inesauribile vitalità.
      Quando un uomo o una donna liberano il loro immaginario cristiano repressivo con una crescita biblica, culturale e psicologica, allora il parroco tuoni pure dal pulpito…. La coscienza adulta del credente sa distinguere e può “sopportare” quel funzionario del culto perché, ormai, il suo rapporto con Dio si nutre ad altre fonti e vive del respiro della libertà. Tale credente, che non sempre troverà nel suo paese e nella sua città una comunità “aperta”, non sarà costretto ad andarsene da quella comunità tradizionalista, ma porrà il suo riferimento non più nelle regole ecclesiastiche ma nel Vangelo e intanto cercherà contatti e collegamenti con forme comunitarie di un cristianesimo della responsabilità, non della dipendenza.

Franco Barbero