mercoledì 9 febbraio 2011

LA CAREZZA

E per lasciarsi accarezzare è necessario aver riconosciuto la nostra stessa vulnerabilità e dare comunque fiducia all'altro.

Una carezza è il gesto più rivoluzionario del mondo. Offrire e accettare una carezza significa stabilire un ponte tra due persone. Senza parole. Esse diventano superflue quando usiamo le carezze: sulla pelle dei bimbi appena nati, sulle labbra di chi amiamo, sul volto di chi è morto a questa vita.

Non possiede carezze Caino, per il quale esiste solo l'individuazione e l'annientamento del nemico.

Caino si permette unicamente sentimenti di rabbia, competizione, gelosia per il fratello.

Abele riesce a esprimere quell'amore che invece Caino reprime, convinto di essere già stato, e per sempre, rifiutato. Teme di non essere abbastanza forte, tiene alta la guardia per non essere più ferito e continua a negarsi il desiderio di dire parole d'affetto, di abbracciare, di accarezzare.

Caino è uomo e donna, la femminilità oggi si è omologata ai maschi nella corsa alla competizione e al potere. La civiltà di Caino conosce solo capri espiatori in cui uccidere i propri lati bui e nascosti.

Caino non cerca interlocutori, ma vittime sacrificali da immolare a se stesso e alla propria forza illusoria. Siamo tutti figli di Caino quando neghiamo l'amore, la fiducia, la tenerezza, quando pensiamo sia da deboli ammettere di averne bisogno.

D'altronde, se certi bisogni nascono dal ricordo di una carezza mancata, altri risalgono ad atti con cui abbiamo fatto del male a chi non se lo meritava, nè se lo aspettava; qualcuno che abbiamo tradito approfittando della sua fiducia incondizionata. E questo qualcuno siamo spesso noi stessi.

Rosaura Montermini (da Agenda dei giorni Nonviolenti)