martedì 1 marzo 2011

FINE VITA: INIZIATIVA VALDESE

Dopo Milano, Torino, Trieste e Napoli, la Chiesa valdese ha aperto anche nella capitale uno sportello per raccogliere le disposizioni di fine vita. Un’iniziativa - presentata a Roma il 25 gennaio scorso - volta a “offrire un’opportunità alla cittadinanza”, ha spiegato la moderatora della Tavola valdese, Maria Bonafede.
Una risposta al vuoto normativo del nostro Paese che si inserisce nel solco tracciato dal Sinodo del 2007 con l’approvazione di un ordine del giorno che indicava come prioritaria “l’approvazione di una legge sulle direttive anticipate di fine vita”. Un gesto, quello di dare disposizioni circa la fine della propria vita, che, secondo Bonafede, rientra pienamente nelle libertà del cristiano e sul quale Ermanno Genre, membro della Commissione valdese di Bioetica e docente di Teologia pratica presso la Facoltà valdese di Teologia di Roma, ha ricordato la convergenza realizzatasi in Germania tra cattolici ed evangelici con il documento “Disposizioni del paziente cristiano” del 1999: un’iniziativa recepita a livello legislativo nel settembre del 2009 con l’approvazione da parte del Parlamento tedesco di una legge sul cosiddetto “testamento biologico”. Una convergenza ecumenica che in Italia sembra però irrealizzabile: “Siamo in un contesto diverso”, ha detto Genre: “Nel nostro Paese c’è un episcopato arretrato da un punto di vista teologico e culturale”.

(Adista)