Il popolo dell’Ecuador con la comunità cristiana di Sucumbíos
Le Organizzazioni sociali ed ecclesiali della provincia di Pichincha all’opinione pubblica di fronte alla prepotenza subita dalla Chiesa popolare e comunitaria di Sucumbíos
[Redazione di ATRIO, 5-3-2011 - http://www.atrio.org/2011/03/3741/]
Dal suo arrivo a Sucumbíos più di ottanta anni fa, la congregazione dei Carmelitani ha ritenuto che essere cristiani non è semplicemente una dottrina, un rito o una tradizione religiosa, ma che essere cristiani è seguire Cristo Gesù, che non significa imitare meccanicamente i suoi gesti ma continuare il suo cammino, “pro-seguire la sua opera, per-seguire la sua causa”, che è la costruzione del Regno di Dio e l’instaurazione della sua giustizia tra i poveri. Frutto di questo anelito e di un lavoro infaticabile, sbocciò in queste terre una Chiesa Viva, aperta alla partecipazione dei laici, nella quale l’apporto delle donne e della gioventù è stato protagonista.
A questo lavoro pastorale si è dedicato negli ultimi 40 anni Monsignor Gonzalo López, che, a capo della Chiesa di San Miguel di Sucumbíos, ha avuto un’attenzione particolare per lo sviluppo educativo, la salute, l’organizzazione e il rafforzamento della società civile, e negli ultimi anni, per l’accoglienza calda e umana dei nostri fratelli fuorusciti dal vicino paese della Colombia, tutelando sempre il rispetto dei loro diritti nella condizione di rifugiati.
Tutto questo come riflesso indiscutibile del suo impegno cristiano, che risponde a un piano pastorale basato sul Vangelo e costituisce un esempio per la Chiesa Ecuadoriana e per il paese, fondato sulla dignità umana e l’amore, e costruito per donne e uomini, lavoratori e lavoratrici, indigeni, afrodiscendenti, popolazione contadina, per la vita religiosa e laicale, per i sacerdoti e il loro Vescovo, i quali, convinti che le priorità della Chiesa sono costituite dalle persone e dal bene comune, elaborarono un progetto di Chiesa Umana, vicina alla comunità.
Ma, a partire dal 30 ottobre del 2010, la sostituzione di Mons. Gonzalo López Marañón con gli “Araldi del Vangelo”, imposta dal Vaticano, sta producendo una rottura del modello ecclesiale nel Vicariato di Sucumbíos. La transizione è avvenuta facendo prepotenza sia alle forme protocollari che al rispetto dovuto alla Chiesa Viva di Sucumbíos; e sta iniziando un periodo, come non si è mai visto in precedenza, di discriminazione di donne, persone afro, indigeni, bambini e poveri, non riconosciuti come soggetti di diritti e qualificati come esseri inferiori, senza cultura e impuri.
Chi sono gli amministratori incaricati
del Vicariato Apostólico de Sucumbíos?
Gli “Araldi del Vangelo – Cavalieri della Vergine” sono una Associazione Privata Internazionale di Diritto Pontificio, che rappresenta il settore più conservatore della Chiesa Cattolica. Il suo fondatore, João Clá Días era segretario e confidente del prof. Plinio Corrêa de Oliviera, che aveva creato la setta ultraconservatrice “Tradizione, Famiglia e Proprietà” (TFP), la quale per i suoi tratti fascisti e antievangelici fu reiteratamente messa in discussione dalla Chiesa del Brasile, paese in cui aveva avuto origine. Alla morte di Plinio nel 1995, João Clá riuscì a riorganizzare i rimanenti membri di quella setta e fondò gli Araldi del Vangelo, associazione che ottenne fin dall’inizio l’approvazione del Vaticano. Egli fu quasi immediatamente nominato vescovo ed ha perfino ricevuto da Benedetto XVI la medaglia “Pro Ecclesia et Pontifice“.
Il progetto di questa congregazione, a quanto dicono essi stessi, è costituirsi come nuova “cavalleria della chiesa”, e da qui il loro abito che ricorda quello dell’Esercito Crociato; ma questa volta la crociata non viene combattuta contro il popolo musulmano, bensì contro la Chiesa Popolare e Comunitaria dell’America Latina. Detto progetto è molto vicino all’inquisizione medievale e non ha niente a che vedere con il messaggio liberatore di Gesù di Nazaret. La loro pratica, in questo tempo che sono rimasti a Sucumbíos, non è stato quello di dar da mangiare all’affamato, dar da bere all’assetato, nè vestire chi è nudo, ma applicare le leggi del mercato alla fede, imponendo prezzi alle messe e ai sacramenti e cercando di privatizzare i servizi e le funzioni della Chiesa.
La problematica trascende l’ambito della Chiesa
La frontiera colombo-ecuadoriana nella provincia di Sucumbíos si presenta altamente problematica per la presenza del conflitto armato in Colombia e la conseguente fuga di persone [1]. Il lavoro svolto dalla Chiesa di San Miguel di Sucumbíos puntava a mitigare la sofferenza di questa popolazione che si trova in una difficile situazione di vulnerabilità. Inoltre Sucumbíos, essendo una delle province di maggiore estrazione di petrolio, è diventata scenario di conflitti costanti tra indigeni e contadini da una parte e dall’altra compagnie petrolifere e forze dell’ordine che tendono di preferenza a garantire la proprietà privata di quelle grandi imprese. In quel contesto, la Chiesa di San Miguel di Sucumbíos si schierava a garanzia dei diritti degli abitanti delle comunità e delle pre-cooperative rurali della provincia e faceva da tramite in un dialogo tra i vari attori.
In uno scenario tanto sensibile come quello, l’attuale amministrazione del Vicariato pone al centro della sua “azione pastorale” le forze di polizia e quelle militari e di sicurezza, il che costitutisce una provocazione per le organizzazioni sociali che hanno finora lavorato con la Chiesa di San Miguel di Sucumbíos e genera un focolaio latente di conflittualità sociale [2]. Ugualmente grave è il loro progetto di smobilitazione sociale, che cerca di squalificare e annullare il lavoro realizzato, rimpiazzandolo con un modello di intervento che attenta ai diritti umani; situazione che trascende l’ambito ecclesiale e costituisce un problema sociale e politico che incombe su tutti gli ecuadoriani, e tale che le autorità provinciali e nazionali dovrebbero prendere posizione.
Come organizzazioni sociali ed ecclesiali della Provincia di Pichincha impegnate nella costruzione di una società giusta, equalitaria e solidale, mettiamo in guardia e facciamo appello alla coscienza nazionale e internazionale perchè intendano questo fenomeno come un’avanzata dei gruppi ultraconservatori che non sono penetrati solo nella Chiesa ma anche nelle strutture di potere degli stati laici e nei governi, e pretendono di cooptare comunità e popoli della nostra America Latina per impiantare un modello di dominazione ed esclusione a partire da una falsa interpretazione del Vangelo.
Per tutto questo, noi siamo solidali con Mons. Gonzalo López e le donne e gli uomini della provincia di Sucumbíos che, fedeli al Vangelo Liberatore, hanno costruito quel processo sociale inedito; noi ci impegniamo a rimanere vigili riguardo al rispetto dei loro diritti umani, e sottoscriviamo il documento dell’Assemblea della Chiesa di San Miguel di Sucumbíos tenuta il 7 gennaio 2011 [2], che richiede l’uscita dal paese degli Araldi del Vangelo.
Quito, 17 febbraio 2011
Organizzazioni sociali ed ecclesiali della provincia di Pichincha:
Acción Ecológica / ACDemocracia / Asociación Cristiana de Jóvenes – Quito / Caminantes Amigos de Alejandro e Inés / Churo Comunicación / Colectivo Comuna Hormiga / Colectivo de Mujeres Acción Política por la Equidad / Comisión de Vivencia, Fe y Política –COVIFEP / Comisión Ecuménica de Derechos Humanos –CEDHU / Comunidades Eclesiales de Base / ECUARUNARI / Foro Ciudadano por una Mejor Educación / Fundación y Colectivo Luna Creciente / Fundación Pueblo Indio del Ecuador / Grupo Laico Carmelita “Carmelos4ever” / Jardín y Escuela Mundo Feliz / Jóvenes Unidos por el Desarrollo Infanto Juvenil -JUDIS / Juventud Carmelita Ecuatoriana –JUCAE / Juventud Obrera Cristiana del Ecuador JOC / Proyecto Jatun Ayllu – Quito / Movimiento Continental de Cristianos por la Paz con Justicia y Dignidad / Movimiento Cultural José Peralta / Movimiento Leonidas Proaño / Movimiento Nacional de Mujeres de Sectores Populares / Servicio Paz y Justicia –SERPAJ
[1] Riguardo alla grave situazione di pericolo alla frontiera con la Colombia si può consultare il sito http://www.cdca.it/spip.php?article44 [ndt].
[2] Vedere il comunicato stampa della Chiesa di Sucumbíos, riportato nel sito di ATRIO il 12-1-2011 alla pagina http://www.atrio.org/2011/01/resistencia-cristiana-en-sucumbios/ nel quale si racconta, tra l’altro, che l’amministratore apostolico ha chiamato la polizia perchè i collaboratori laici avevano convocato una Assemblea Diocesana Straordinaria [ndt].