POZZI O CISTERNE SCREPOLATE?
Se non sapessimo che il redattore finale del Vangelo di Giovanni, intorno agli anni 100 e.v., si prefigge di dimostrare che Gesù è il messia (cosa mai espressa dal nazareno), noi avremmo l’impressione di trovarci di fronte ad una “registrazione”, ad una “intercettazione”, per dirla nel linguaggio del nostro tempo.
Il quadro letterario e teologico è ricco di “particolari” significativi che meritano la nostra attenzione. Gli stessi personaggi sono vivi, le loro osservazioni e i loro sguardi ce li rendono simpatici e concreti.
Però io, in questo breve commento odierno, mi concentrerò su un particolare che ha un risvolto storico ben documentato ed un significato teologico prezioso.
Nella storia di Israele
Dal tempo dei patriarchi e delle matriarche i pozzi erano vitali, essenziali per la vita, la sopravvivenza e il viaggio delle persone e del bestiame.
Al pozzo ci si incontrava per i più elementari bisogni, la pozzo nascevano gli amori, per il possesso o l’uso di un pozzo si scatenava una battaglia. Se leggiamo il libro della Genesi e l’intero Pentateuco (=i primi cinque libri della Bibbia), ci rendiamo conto che senza l’acqua dei pozzi il “cammino” di Israele era votato alla disperazione.
Ed è proprio in Genesi 29 che incontriamo il “pozzo di Giacobbe” di cui parla il nostro testo. C’è un altro pozzo che documenta la importanza del pozzo. Ricordate la triste sorte di Agar? Eccola partire con un pane ed un otre d’acqua sulle spalle: “partì e con il suo fanciullo andò errando nel deserto. Quando l’acqua dell’otre finì, ella mise il fanciullo sotto un cespuglio. Poi andò a sedersi di fronte a lui, alla distanza d’un tiro d’arco, perché diceva: “Non voglio vedere il fanciullo morire. Così ella si sedette di fronte a lui, alzò la voce e pianse. E Dio udì la voce del fanciullo… Allora Dio aperse gli occhi ad Agar ed ella vide un pozzo d’acqua: così andò a riempire l’otre e diede da bere al fanciullo…” (Genesi 21, 8-21).
Ecco perché trovare un pozzo decideva della vita: fu così per Israele, per le carovane, per Giacobbe, per Abramo, per Agar. Quando si trovava un pozzo si levavano voci di gioia: “O pozzo, fai scaturire l’acqua! Cantate a lui” (Numeri 21, 17).
Al pozzo d’acqua viva
Quell’incontro al pozzo cambiò la vita di quella donna di Samaria. C’era andata mille volte, ma la sua sete di vita non si era spenta.
In realtà ognuno/a di noi cerca di sedare la sua sete, le sue seti, di abbeverarsi a qualche sorgente…La fatica del viaggio della vita, gli inevitabili tratti desertici, le stanchezze e le arsure ci fanno desiderare la dissetante acqua di sorgente.
Spesso, però, come ci ricorda Geremia, ci rivolgiamo a cisterne vuote (14, 3) oppure “abbandoniamo la sorgente d’acqua viva per scavarci cisterne rotte, che non tengono l’acqua” (2, 13), cioè bussiamo alle porte sbagliate, ci dissetiamo a sorgenti inquinate. Per la donna di Samaria quella sosta ha avviato la svolta decisiva della sua vita.
Voglio indugiare su questo pensiero. Anche per me essermi fermato al pozzo del dialogo con Gesù, al pozzo d’acqua viva che è la testimonianza delle Scritture, costituisce una rinascita quotidiana, l’acqua di cui avverto estremo bisogno.
Se non trovo un pozzo che mi disseti e mi nutra davvero, la mia vita perde l’orientamento e la passione. Il rischio di dissetarsi alle acque avvelenate, inquinate, dolciastre e confezionate con altrettanti “coloranti”, è reale per ciascuno di noi.
Voglio ringraziarTi…
Voglio ringraziarTi, o Dio,
perché nella mia vita ho avuto il dono che facesti ad Agar, la scoperta del pozzo d’acqua viva delle Scritture nelle quali ho cercato e cerco più che mai le tracce della Tua presenza e del Tuo amore.
Vorrei ogni giorno ringraziarti perché anch’io attorno a quel pozzo ho incontrato Gesù, il profeta di Nazaret, e cerco di non interrompere mai il “dialogo” con lui, con la sua vita e il suo messaggio. E poi, o Dio, grazie ancora perché attorno a quel pozzo ho incontrato tanti fratelli e tante sorelle, accomunati dalla voglia di dissetarci per attingere forza e luce per una vita nuova.
Ho visto con i miei occhi che, a questo pozzo, alcuni sono rinati e diventati a loro volta sorgenti di acqua viva nelle vie del mondo.
So bene di essere spesso attratto da altre sorgenti o di essere come una cisterna screpolata che disperde l’acqua viva del pozzo, ma non mi stancherò di attingere e non cesserò di invitare a gran voce a questo pozzo le persone che incontro sul mio piccolo cammino.