Il silenzio dei padri per le notti di Arcore (Claudio Fava)
Non solo il cavaliere, non solo le ragazzine, non solo le maitresse e
gli adulatori, non solo gli amici travestiti da maggiordomi, le
procacciatrici di sesso, i dischi di Apicella e la lap dance in cantina:
>in
> questa storia da basso impero ci sono anche i padri. E sono l´evocazione
> più
> sfrontata, più malinconica di cosa sia rimasto dell´Italia ai tempi di
> Berlusconi. I padri che amministrano le figlie, che le introducono alla
> corte del drago, le istruiscono, le accompagnano all´imbocco della notte.
> I
> padri che chiedono meticoloso conto e ragione delle loro performance, che
> si
> lagnano perché la nomination del Berlusca le ha escluse, che chiedono a
> quelle loro figlie di non sfigurare, di impegnarsi di più a letto, di
> meritarsi i favori del vecchio sultano. I padri un po´ prosseneti, un po´
> procuratori che smanacciano la vita di quelle ragazze come se fossero
> biglietti della lotteria e si aggrappano alle fregole del capo del governo
> come si farebbe con la leva di una slot machine...
> Insomma questi padri ci sono, esistono, li abbiamo sentiti sospirare
> in
> attesa del verdetto, abbiamo letto nei verbali delle intercettazioni i
> loro
> pensieri, li abbiamo sentiti ragionare di arricchimenti e di case e di
> esistenze cambiate in cambio di una sveltina delle loro figlie con un uomo
> di settantaquattro anni: sono loro, più del drago, più delle sue ancelle,
> i
> veri sconfitti di questa storia. Perché con loro, con i padri, viene meno
> l´ultimo tassello di italianissima normalità, con loro tutto assume
> definitivamente un prezzo, una convenienza, un´opportunità.
>
> Ecco perché accanto ai dieci milioni di firme contro Berlusconi
> andrebbero raccolti altri dieci milioni di firme contro noi italiani.
> Quelle
> notti ad Arcore sono lo specchio del paese.
> Di ragazzine invecchiate in fretta e di padri ottusi e contenti.
> Convinti che per le loro figlie, grande fratello o grande bordello, l'isola
> dei famosi, l´importante sia essere scelte, essere annusate, essere
> comprate. Dici: colpa della periferia, della televisione, della povertà
> che
> pesa come un cilicio, della ricchezza di pochi che offende come uno sputo
> e
> autorizza pensieri impuri.
> Balle.
> Bernardo Viola, voi non vi ricordate chi sia stato. Ve lo racconto io.
> Era il padre di Franca Viola, la ragazzina di diciassette anni di Alcamo
> (TP) che, a metà degli anni sessanta, fu rapita per ordine del suo
> corteggiatore respinto, tenuta prigioniera per una settimana in un
> casolare
> di campagna e a lungo violentata. Era un preludio alle nozze,
> nell´Italia e nel codice penale di quei tempi. Se ti piaceva una
> ragazza, e tu a quella ragazza non piacevi, avevi due strade: o ti
> rassegnavi o te la
> prendevi. La sequestravi, la stupravi, la sposavi. Secondo le leggi
> dell´epoca, il matrimonio sanava ogni reato: era l´amore che trionfava,
> era
> il senso buono della famiglia e pazienza se per arrivarci dovevi passare
> sul corpo e sulla dignità di una donna.
>
> A Franca Viola fu riservato lo stesso trattamento. Lui, Filippo
> Melodia,
> un picciotto di paese, ricco e figlio di gente dal cognome pesante, aveva
> offerto in dote a Franca la spider, la terra e il rispetto degli amici.
> Tutto quello che una ragazza di paese poteva desiderare da un uomo e da un
> matrimonio nella Sicilia degli anni sessanta. E quando Franca gli disse di
> no, lui se l´andò a prendere, com´era costume dei tempi. Solo che Franca
> gli
> disse di no anche dopo, glielo disse quando fece arrestare lui e i suoi
> amici, glielo urlò il giorno della sentenza, quando Filippo si sentì
> condannare a dodici anni di galera.
>
> Il costume morale e sessuale dell´Italia cominciò a cambiare quel
> giorno, cambiò anche il codice penale, venne cancellato il diritto di
> rapire
> e violentare all´ombra di un matrimonio riparatore. Fu per il coraggio di
> quella ragazzina siciliana. E per suo padre: Bernardo, appunto. Un
> contadino
> semianalfabeta, cresciuto a pane e fame zappando la terra degli altri. Gli
> tagliarono gli alberi, gli ammazzarono le bestie, gli tolsero il lavoro:
> convinci tua figlia a sposarsi, gli fecero sapere. E lui invece la
> convinse
> a tener duro, a denunziare, a pretendere il rispetto della verità. Tu gli
> metti una mano e io gliene metto altre cento, disse Bernardo a sua figlia
> Franca.
>
> Atto d´amore, più che di coraggio. Era povero, Bernardo, più povero
> dei
> padri di alcune "squinzie" di Arcore, quelli che s´informano se le loro
> figlie sono state prescelte per il letto del drago. Ma forse era solo
> un´altra Italia.
>
> Claudio Fava - 24 gennaio 2011
Non solo il cavaliere, non solo le ragazzine, non solo le maitresse e
gli adulatori, non solo gli amici travestiti da maggiordomi, le
procacciatrici di sesso, i dischi di Apicella e la lap dance in cantina:
>in
> questa storia da basso impero ci sono anche i padri. E sono l´evocazione
> più
> sfrontata, più malinconica di cosa sia rimasto dell´Italia ai tempi di
> Berlusconi. I padri che amministrano le figlie, che le introducono alla
> corte del drago, le istruiscono, le accompagnano all´imbocco della notte.
> I
> padri che chiedono meticoloso conto e ragione delle loro performance, che
> si
> lagnano perché la nomination del Berlusca le ha escluse, che chiedono a
> quelle loro figlie di non sfigurare, di impegnarsi di più a letto, di
> meritarsi i favori del vecchio sultano. I padri un po´ prosseneti, un po´
> procuratori che smanacciano la vita di quelle ragazze come se fossero
> biglietti della lotteria e si aggrappano alle fregole del capo del governo
> come si farebbe con la leva di una slot machine...
> Insomma questi padri ci sono, esistono, li abbiamo sentiti sospirare
> in
> attesa del verdetto, abbiamo letto nei verbali delle intercettazioni i
> loro
> pensieri, li abbiamo sentiti ragionare di arricchimenti e di case e di
> esistenze cambiate in cambio di una sveltina delle loro figlie con un uomo
> di settantaquattro anni: sono loro, più del drago, più delle sue ancelle,
> i
> veri sconfitti di questa storia. Perché con loro, con i padri, viene meno
> l´ultimo tassello di italianissima normalità, con loro tutto assume
> definitivamente un prezzo, una convenienza, un´opportunità.
>
> Ecco perché accanto ai dieci milioni di firme contro Berlusconi
> andrebbero raccolti altri dieci milioni di firme contro noi italiani.
> Quelle
> notti ad Arcore sono lo specchio del paese.
> Di ragazzine invecchiate in fretta e di padri ottusi e contenti.
> Convinti che per le loro figlie, grande fratello o grande bordello, l'isola
> dei famosi, l´importante sia essere scelte, essere annusate, essere
> comprate. Dici: colpa della periferia, della televisione, della povertà
> che
> pesa come un cilicio, della ricchezza di pochi che offende come uno sputo
> e
> autorizza pensieri impuri.
> Balle.
> Bernardo Viola, voi non vi ricordate chi sia stato. Ve lo racconto io.
> Era il padre di Franca Viola, la ragazzina di diciassette anni di Alcamo
> (TP) che, a metà degli anni sessanta, fu rapita per ordine del suo
> corteggiatore respinto, tenuta prigioniera per una settimana in un
> casolare
> di campagna e a lungo violentata. Era un preludio alle nozze,
> nell´Italia e nel codice penale di quei tempi. Se ti piaceva una
> ragazza, e tu a quella ragazza non piacevi, avevi due strade: o ti
> rassegnavi o te la
> prendevi. La sequestravi, la stupravi, la sposavi. Secondo le leggi
> dell´epoca, il matrimonio sanava ogni reato: era l´amore che trionfava,
> era
> il senso buono della famiglia e pazienza se per arrivarci dovevi passare
> sul corpo e sulla dignità di una donna.
>
> A Franca Viola fu riservato lo stesso trattamento. Lui, Filippo
> Melodia,
> un picciotto di paese, ricco e figlio di gente dal cognome pesante, aveva
> offerto in dote a Franca la spider, la terra e il rispetto degli amici.
> Tutto quello che una ragazza di paese poteva desiderare da un uomo e da un
> matrimonio nella Sicilia degli anni sessanta. E quando Franca gli disse di
> no, lui se l´andò a prendere, com´era costume dei tempi. Solo che Franca
> gli
> disse di no anche dopo, glielo disse quando fece arrestare lui e i suoi
> amici, glielo urlò il giorno della sentenza, quando Filippo si sentì
> condannare a dodici anni di galera.
>
> Il costume morale e sessuale dell´Italia cominciò a cambiare quel
> giorno, cambiò anche il codice penale, venne cancellato il diritto di
> rapire
> e violentare all´ombra di un matrimonio riparatore. Fu per il coraggio di
> quella ragazzina siciliana. E per suo padre: Bernardo, appunto. Un
> contadino
> semianalfabeta, cresciuto a pane e fame zappando la terra degli altri. Gli
> tagliarono gli alberi, gli ammazzarono le bestie, gli tolsero il lavoro:
> convinci tua figlia a sposarsi, gli fecero sapere. E lui invece la
> convinse
> a tener duro, a denunziare, a pretendere il rispetto della verità. Tu gli
> metti una mano e io gliene metto altre cento, disse Bernardo a sua figlia
> Franca.
>
> Atto d´amore, più che di coraggio. Era povero, Bernardo, più povero
> dei
> padri di alcune "squinzie" di Arcore, quelli che s´informano se le loro
> figlie sono state prescelte per il letto del drago. Ma forse era solo
> un´altra Italia.
>
> Claudio Fava - 24 gennaio 2011