mercoledì 4 maggio 2011

FACCETTA NERA

Un professore di Vicenza ha fatto studiare ai suoi alunni la marcetta fascista Faccetta Nera. Il fatto ha suscitato parecchie polemiche. Io personalmente mi sono immaginata questi poveri ragazzi delle medie chiusi in camera intenti ad imparare a memoria frasi del tipo moretta che sei schiava fra le schiave o sfileremo avanti al duce e avanti al re. Penso che non possiamo lasciare soli dei ragazzi davanti ad un testo del genere. Il compito di un insegnante è spiegare, analizzare, decostruire. Io avrei parlato ai ragazzi del colonialismo italiano, una pagina rimossa nella memoria patria. Avrei spiegato che l'Italia al pari di altri stati europei è stata feroce in Africa. Avrei parlato dei campi di concentramento costruiti dagli italiani, dell'apartheid imposto nelle città colonizzate, dei gas iprite usati nella guerra di Mussolini per l'impero. Inoltre Faccetta nera (ma anche altre canzoni simili come africanella, pupetta mora, africanina) mostra con chiarezza lo sfruttamento (sessuale e non solo) al quale venivano sottoposte le donne locali. Faccetta nera di fatto è un inno allo stupro. Il linguaggio coloniale era di fatto un linguaggio fortemente sessuato, la terra era vergine e da penetrare e così è stato per molte donne che loro malgrado si sono dovute trasformare in preda ambita dai nuovi padroni del paese. Alla fine avrei spiegato ai ragazzi che quella propaganda fascista purtroppo influenza le coscienze ancora oggi...che molto del razzismo odierno ha radici in quel periodo nefasto. Poteva essere un'occasione per far germogliare nei ragazzi la civiltà, l'antirazzismo, la memoria. Purtroppo il professore di Vicenza ha perso una grande occasione. Peccato.

(Igiaba Scego)