domenica 22 maggio 2011

I DUE PILASTRI

Mai come in questo tempo “ultimo” della mia vita ho avvertito che i due pilastri della mia esistenza di fede sono “stare dalla parte dei marginali-poveri” e tuffarmi cuore e mente nella lettura biblica e proseguire l’impegno teologico. Si tratta di due facce della stessa medaglia.

In sostanza più ti immergi nella realtà della emarginazione più senti Dio che ti tira per la giacca. A me succede così.

Nella vecchiaia ci si concentra sull’essenziale. Da molti anni mi affascina questo lavoro di decostruzione e ricostruzione dell’immaginario della fede cristiana e del “mito” del cristianesimo. Se non è affatto facile decostruire in modo serio il “castello ideologico-dogmatico” (evitando semplificazioni così ricorrenti e pericolose), è ancora più difficile mettere cuore e mano all’impegno di ricostruzione di un nuovo immaginario cristiano. Ma questa è stata la mia ottica costante e sono debitore a moltissimi fratelli e sorelle che, specialmente negli ultimi 50 anni, hanno compiuto elaborazioni sempre più parziali e “provvisorie” di straordinaria profondità e fecondità. Penso, tanto per partire da lontano, al teologo cattolico Schillebeekx.

Mi riempie il cuore di gioia constatare che la nostra fede non ha paura di confrontarsi con la cultura della modernità, con le espressioni del pluralismo religioso, con gli apporti della psicanalisi, con le ricerche dell’antropologia e delle scienze del linguaggio, con le questioni connesse all’ermeneutica, alla storia dei dogmi, al teismo, alla cristologia…

Qualche recente libro sembra talvolta presentare questo “panorama” come qualcosa nato oggi, ma si tratta di questioni che sono state poste da molto tempo e per le quali si sono tentate e date risposte plurali… Troppo facilmente dimentichiamo l'oceano fecondo della tradizione in cui si  trovano anche  pietre preziose e indispensabili per il nostro cammino presente e futuro. Quando mi sento accusare di negare la tradizione ,capisco che l'interlocutore scambia il tradizionalismo con la tradizione. E' proprio per rispettare la tradizione che non si può essere tradizionalisti...

Devo anche aggiungere che il nuovo paesaggio umano suscita una lettura biblica più ricca, più documentata, più stimolante per la nostra esistenza quotidiana ben oltre il piccolo  e fecondo cortile delle comunità cristiane di base. La nostra fede, concepita e vissuta come sequela di Gesù, è sempre più liberatrice, sempre più capace di interpellare i cuori e di stimolarci alla liberazione dagli idoli.