MATTHEW FOX, In principio era la gioia, Fazi editore, Roma 2011, pagg. 430, € 19,50.
Il libro del teologo americano, ordinato prete nel 1967 e poi espulso dai domenicani nel 1993 a seguito di questo suo scritto, è un vero e proprio inno alla libertà di coscienza e guarda con grande apertura tutti i movimenti di liberazione degli ultimi secoli.
La sua profonda conoscenza dell’esperienza dei mistici e delle mistiche cristiane lo rende particolarmente allergico a tutto quel cristianesimo dottrinario e dogmatico, patriarcale e omofobico che ancora il panorama presente nelle varie chiese cristiane.
Queste pagine costituiscono anche un vibrante effetto perché ognuno/a scopra il profeta che è in lui e gli dia spazio e voce.
Il suo “panenteismo” (assolutamente estraneo a qualunque venatura panteistica) è un nuovo modo di cercare, scoprire e vivere la presenza di Dio dentro il quotidiano. Per Fox il Dio dei cristiani, come il Dio di Gesù, “è per sempre un Dio personale... dalla sua vita di preghiera Gesù emerse come un maestro, come un rabbi, sebbene preferisse raccontare parabole che stare in cattedra. Egli insegna una teologia della benedizione, che le benedizioni sono per tutti e tutte, specialmente per lo zoppo e il malato, per il povero e la vedova” (pag. 148).
L’autore ci dice che il suo libro “è un percorso nella via della sapienza... come suggerisce il salmista: “gustate e vedete quanto è buono il Signore” (Salmo 33,9)... “sarà necessario disintossicare le nostre anime dalle tendenze3 necrofile che derivano dagli insegnamenti religiosi malsani e dalle ideologie” (pag. XLVII).
Insomma i tratta di riscoprire e vivere un cristianesimo non centrato sul peccato e sulla redenzione-espiazione, ma sulla benedizione dalla quale non possiamo mai uscire.
Un libro che è, in sostanza, stimolante e insieme assai tradizionale. Il lettore sarà addirittura stupito di trovare pagine assolutamente tradizionaliste sui temi dell’eucarestia (pag. 380), sulla nascita di Gesù pag. 375) e sulla Trinità (pagg. 264-267) e si domanderà come sia stato possibile all’allora cardinale Ratzinger condannare quest’opera che ha certamente intenti costruttivi.
La lettura, che non svela grandi novità, risulta utile perché in queste pagine si respira un clima di fiducia e di speranza: “è chiaro che abbiamo molto lavoro che ci aspetta. Ma lo Spirito di Dio che vuole che la creazione fiorisca e viva è con noi. La Nuova Creazione sarà opera di Dio e opera nostra. Noi saremo davvero co-creatori in questo processo di trasformazione” (pag. 316). Il che esprime bene l’orizzonte che guidò la vita di Gesù.
Franco Barbero