martedì 3 maggio 2011

SCRIVE GIANCARLO ZIZOLA

 La Chiesa cattolica è pervasa da una crisi estesa e profonda. Questo evento trionfalistico serve a “nascondere”, a “coprire”, a “mummificare” il presente, ma bloccare i cambiamenti serve solo ad andare indietro. Questo è esattamente ciò che vuole il Vaticano.

È naturale attendersi in questo caso che la tecnica dissimulatoria del panegirico sia usata per riprodurre nel tempo il paradigma della potenza pubblica e socialmente trainante della cristianità, che era il cattolicesimo polacco formato esportazione di Re Karol. Per la stessa ragione era stata varata nei mesi finali della sofferenza di Wojtyla l’operazione destinata a incollare sui segni della caducità del Papa, ormai ammutolito e irrigidito dalla malattia, lo stereotipo della regalità indefettibile e della sua potenza da superuomo. La grammatica del silenzio non piace generalmente ai fanatici, ma la Croce in cui Wojtyla si identificava nel suo stesso corpo e che resta il pilastro della sua lezione vissuta pone alla Chiesa di Ratzinger l’alternativa, se debba perpetuare l’illusione che alla Chiesa possano servire da toccasana per la sua crisi le ostentazioni della sua potenza politica e sociali oppure le vie deboli per le quali la Grazia preferisce agire. Tra i meriti attribuiti al nuovo Beato viene sottolineato quello di aver trasformato la crisi di identità che serpeggiava nel cattolicesimo in un successo. Il più autorevole apologeta di questa tesi è il Cardinale Ruini. Altri invitano ad una lettura meno schematica, dato che la ricetta Wojtyla non sembra abbia funzionato. La crisi si abbatte ora più furiosa di prima dopo i suoi trionfi e le sue convocazioni di massa, che in qualche modo erano serviti a camuffarla. In effetti la sola condizione per affrontarla non era quella di rimuoverla, ma di riconoscerla e di cambiare strada. Ogni cambiamento implica una crisi, è naturale. Il malessere della Chiesa si è aggravato a causa del fatto che essa non ha accettato di cambiare. Piuttosto essa è regredita nell’utero materno, si è aggrappata alla Roccia Polacca per non avere le vertigini. Il rischio è che questa beatificazione si trasformi, nella gestione di alcuni settori cattolici identitari, in un tentativo di riprodurre il wojtylismo e dunque il nuovo regime di cristianità oltre Wojtyla, bloccando ulteriormente i cambiamenti. A meno che Benedetto XVI non trovi il coraggio di rovesciare il piatto.