martedì 28 giugno 2011

"LA PAUSA E' UN DIRITTO: NON BISOGNA RINUNCIARCI"


“Sembra una “trovata” per catturare l’attenzione del pubblico ribaltando la convinzione acquisita che invece lo stress fa male

“Sembra una “trovata” per catturare l’attenzione del pubblico ribaltando la convinzione acquisita che invece lo stress fa male”. Lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi, ordinario alla Sapienza, avverte che “tirando alle estreme conseguenze che un po’ di stress migliora la performance, il rischio è di veicolare l’idea che dobbiamo sempre essere iperproduttivi e ipercompetitivi”.

Perché, professore?

“Il funzionamento psichico e relazionale di ciascuno di noi ha un equilibrio: c’è chi è più felice con una vita “stressante” e chi ha bisogno di calma. Dai tempi di Freud conosciamo i significati positivi dell’ansia, purché non superino un certo “carico”, oltre il quale affetti, cognizioni e comportamenti tendono a disorganizzarsi e a “fallire”. Alla fine è il rapporto tra stress “gratificante” e stress “frustrante” a fare la differenza”.

Quali sono gli effetti negativi dello stress?

“Condizioni di pressione eccessiva producono sintomi fisici ed emotivi che non migliorano il benessere dell’individuo. Tra questi, la dissociazione tra affetti e comportamenti e possibili disorganizzazioni cognitive. Bisognerebbe chiedersi se la ricerca attiva dello stress non sia una fuga dai vuoti interiori: di cosa ha paura chi non si concede la libertà di fermarsi due ore?”

Qual è l’approccio giusto?

“Alle provocazioni di questa “neuroeconomia” preferisco il capability approach dell’economista Amartya Sen e della filosofa Martha Nussbaum: politica  ed economia non possono prescindere da una riflessione sulla dignità umana e dal riconoscimento della dimensione etica connessa ai processi produttivi e alle scelte pubbliche”.