Nel grande capitolo delle dipendenze patologiche, il ruolo più importante è stato, fino a qualche anno fa, quello delle tossicomanie da eroina e da alcol con il loro seguito di malattie fisiche gravi, condotte auto ed etero lesive e un destino di marginalità cui si contrapponeva, nell’immaginario collettivo, il sogno salvifico delle Comunità Terapeutiche. Quello che si sta delineando oggi è un tipo di dipendenza patologica, a lungo compatibile con una vita apparentemente normale, basato sulla ricerca compulsava del piacere collegato al gioco, al sesso e/o all’assunzione di cocaina. Tocca abitualmente ai fallimenti economici, matrimoniali e/o agli interventi del magistrato sulle truffe (come sta accadendo oggi per i calciatori posseduti dal “demone del gioco”) il ruolo di rivelatore di questo tipo di patologie. Tocca a tutti noi il compito (non semplice) di adeguare le risposte dei servizi di cura e di prevenzione. Chiaro avendo in mente che il richiamo alla realtà reso possibile dall’intervento del giudice (o del coniuge) va rapidamente integrato, per essere ed dicace, con quello basato su interventi di livello psicoterapeutico.