mercoledì 29 giugno 2011

UN VESCOVO PADRONE

 

IL DIRITTO DI PREGARE PUBBLICAMENTE NEL NOSTRO TRENTINO VALE PER TUTTI O SOLO PER I CATTOLICI?

“Alcuni cittadini di Trento, per protesta, armati di avvocati e carte bollate hanno organizzato un ricorso, l’ennesimo, al Presidente della Repubblica addirittura, per impedire che la comunità dei musulmani possa disporre finalmente di un “centro islamico”. Persino la parola “moschea” è divenuta ormai impronunciabile.

Noi che siamo qui, in chiesa, perché abbiamo cara la nostra fede cristiana, dovremmo capire meglio di tutti che ad altri è cara la loro fede. La Chiesa cattolica ha fatto fatica a riconoscere il valore della libertà religiosa. La Costituzione italiana ci è arrivata prima, e certo Napolitano ne è a conoscenza. Fino al Concilio Vaticano II, per lu ghi secoli, i cattolici hanno ritenuto che la verità, la propria, andasse difesa prima della libera ricerca su Dio.

Ma adesso ci siamo arrivati. Quest’anno la giornata della pace è stata dedicata dal papa proprio alla libertà religiosa. Per tutti. Il primo giorno dell’anno abbiamo pregato in duomo con il vescovo e manifestato in tanti per le vie della città. E il Vangelo di oggi ci invita a donare anche la tunica e chi ci chiede il mantello. La fede si pratica così, ogni giorno, ha detto don Mauro nell’omelia.

Se i consigli parrocchiali del decanato di Trento, tutti insieme, preti e laici, prendessero posizione e alzassero la voce per fermare la libertà religiosa, sarebbe una testimonianza formidabile per la città. Assuma l’iniziativa, per primo, il consiglio parrocchiale di S. Antonio / Sacro Cuore.

La moschea, lo ha scritto a suo tempo un nostro parrocchiano che tutti conoscono, Piergiorgio Cattani, è un “elemento simbolico centrale” per una città che vuole essere accogliente.

Preghiamo per la libertà religiosa.

Ascoltaci Signore”

Un intervento di preghiera che, su iniziativa di uno dei fedeli presenti, veniva portato al settimanale diocesano Vita Trentina che lo riprendeva con il titolo: un invito ai Consigli pastorali di Trento: “prendiamo posizione per il centro islamico”.

 Purtroppo la settimana successiva il parroco don Renzo Caserotti impediva la lettura del ringraziamento alla comunità parrocchiale per questa intenzione di preghiera mandato dall’Imam Breigheche. E lo impediva autoritariamente non solo all’interno della celebrazione, ma anche dopo alla fine della messa spegnendo dalla sagrestia l’impianto di amplificazione rendendone così inudibile la lettura. Ecco il testo che il parroco non ha voluto far sentire:

“Carissimo fratello prof. Bert, sono parole toccanti quelle della preghiera, che ci incoraggiano di poter un giorno pronunciare la parola Moschea. Oggi abbiamo la paura di farlo. Mi piange il cuore a trovarmi con la mia comunità in questa situazione, in un Paese libero e in un Trentino cristiano. Pazienza, pregheremo di nascosto nelle nostre case! Visto che la preghiera musulmana è, secondo qualcuno, contro la legge, la loro legge.

Un abbraccio a lei e a tutti quelli che pensano così.

 Qualche giorno dopo al Centro Bernardo Clesio nel dibattito seguito a una conferenza tenuta da un padre gesuita e proposito del rapporto tra cristianesimo e Islam, molto aperto alla comprensione reciproca, il vescovo che presiedeva accanto al relatore negava, da padrone di casa, la parola a Silvano Bert, ricacciandolo al posto da cui si era alzato per intervenire. Forse avvertito di quanto accaduto nella parrocchia di S. Antonio e da quanto scritto su Vita Trentina temeva che parlasse della moschea a Trento?