UNA SALUTARE PROVOCAZIONE
Paul Knitter, Senza Buddha non potrei essere cristiano, Fazi Editore, Roma 2011, pagg. 324, € 19.
Un libro che ho letto con estrema piacevolezza. La lettura scorre come il miele che fonde in bocca. Il suo fascino sta nella narrazione di vita del nostro Autore che da oltre trent’anni è sposato con una donna buddhista, proprio mentre il suo interesse verso le altre religioni stava crescendo: “Soltanto dopo che ho cominciato a prendere sul serio e ad esplorare le Scritture di altre religioni sono stato in grado di capire adeguatamente la mia. Detto sotto il profilo più personale: il mio coinvolgimento in altri modi di essere religiosi, cioè in quello che ho studiato, scoperto e che mi ha emozionato o sconcertato in altre religioni, si è rivelato inaspettatamente di grande aiuto nel mio intento di capire cosa significhi il messaggio di Gesù nel mondo contemporaneo” (p. XXXVII). L’Autore ci porta a conoscenza, in uno stile discorsivo, limpido e vivace, della sua “andata e ritorno”, del suo viaggio interiore che gli ha fatto vivere le “due sponde”, abitare i “due territori”: il cristianesimo e il buddhismo. Conosciamo Knitter come grande teologo cristiano-cattolico; ora riconosciamo in lui anche una profonda conoscenza ed esperienza del buddhismo.
“Invecchiando, confido che la mia fede in Dio si sia approfondita, ma ciò è avvenuto grazie al pungolo della confusione. Senza nessuna confusione non esiste nessun approfondimento” (pag. 1). Io, al riguardo, scrissi quel volumetto Il dono dello smarrimento! Knitter riprende il dialogo con tutte le forme più dogmatiche del cristianesimo e fa vedere come il buddhismo possa aiutarci ad aprire finestre ed orizzonti nuovi e far riemergere la dimensione mistica del cristianesimo: “per me non si è trattato soltanto di tirare fuori dal mio armadio cristiano i cappotti impolverati della mistica che vi erano riposti, ma mi è stato possibile anche ‘ampliare il guardaroba’ della mistica cristiana” (pag. 20). Quando l’Autore parla della dogmatica con cui si corre “il rischio di pigiare tutto il mistero in un solo contenitore” (pag. 88), proclama con enfasi enunciati ormai ben acquisiti da una infinità di studi cristiani che egli non sembra aver colto nel loro spessore. A volte le pagine, scorrevoli e brillanti, ribadiscono ovvietà, come se sfondasse porte aperte. Le riflessioni sul silenzio e la meditazione sono comparse tutte, con largo anticipo, nelle pagine di Anselm Grün (Queriniana). Resta vero che “il buddhismo offre ai cristiani un secchio che può attingere alle profondità mistiche del pozzo cristiano” (pag. 204).
Forse il capitolo sulla pace è il più intenso ed evidenzia convergenze e divergenze di fronte alle sofferenze dell’umanità. “La risposta buddhista è in primis e principalmente, forse perfino esclusivamente, promuovere una saggezza che conduca ala compassione e una compassione che sia ricolma di saggezza. Fai soltanto questo, fallo veramente e le cose si rimetteranno a posto da sole. Nessun grande progetto. Nessuna meta finale” (pag. 240). Qui il nostro Autore segnala la vistosa differenza cristiana.
L’Autore alla fine del libro si interroga sulla qualità della sua fede: “la mia identità cristiana centrale o di base è stata profondamente influenzata dai miei percorsi sul versante buddhista” (pag. 286). “A fine giornata la casa dove torno è Gesù” (pag. 286).
Ho letto queste pagine con piacere ed arricchimento: dentro i percorsi del pluralismo religioso si può imparare gli uni dagli altri. Questo, anziché impoverire l’identità, la rende più accogliente e più ricca.
Franco Barbero