«L' amore più puro? Quello omosessuale. Al contrario di quello eterosessuale, strumentale alla riproduzione. L' omosessualità è una scelta consapevole e più evoluta. Oggi la nostra cultura globale ci conduce verso il tramonto di ogni forma di intolleranza nei confronti delle diversità, sessuali, etniche e religiose». Scatenano le polemiche dei tradizionalisti da una partee l' entusiasmo della comunità gay dall' altra, le dichiarazioni di Umberto Veronesi, fatte ieri a margine della presentazione della conferenza mondiale di Venezia sul Futuro della Scienza, dedicata quest' anno allo studio della mente. Il grande oncologo, ex ministro della Sanità, ha voluto bacchettare in questo modo il sindaco di Bologna, Virginio Merola, che si era espresso per una maggiore tutela delle coppie sposate, rispetto a quelle di fatto, omosessuali comprese. E il sindaco di Sulmona, Fabio Federico, che era arrivato a definire l' omosessualità un' aberrazione genetica e una patologia.
Veronesi, a mio avviso, è caduto nella solita trappola cattolica, proprio lui... ateo tutto d’un pezzo. La gerarchia cattolica ha sempre dichiarato l’eterosessualità più pura, perfetta, superiore. Ha anche dichiarato che verginità e celibato sono più puri e superiori al matrimonio. C’è sempre una scala, una graduatoria. Caro professor Veronesi, penso che i gay e le lesbiche non abbiano bisogno di essere dichiarati come esseri superiori. Non si promuove la “causa omosessuale” facendo l’elogio di qualche maggior purezza del loro amore.
Questa fu un’idea che combattemmo negli anni 1960-1970.
Amori diversi, amori di pari dignità e di pari diritti. Questo è il centro della lotta. In sostanza l’amore – se è tale – ha pari purezza e pari valore in ogni sua espressione.