giovedì 29 settembre 2011

LA VIGNA DARA' I SUOI FRUTTI

Matteo 21,33-43


In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 33 "Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò.


34 Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. 35 Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. 36 Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.

37 Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! 38 Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra loro: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.

40 Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?". 41 Gli rispondono: "Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che consegneranno i frutti a suo tempo".

42 E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture: " La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri" ? 43 Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare".
 
 
 
 
Questa pagina del Vangelo, con significative varianti, si trova nei tre sinottici (Marco, Matteo, Luca) e va inserita nel contesto del confronto polemico di Gesù con le autorità giudaiche a Gerusalemme, nell'area del tempio.
Infatti questo capitolo segna nel vangelo di Matteo l'ingresso di Gesù a Gerusalemme.
C'è di più: anche l'antichissimo Vangelo di Tommaso riporta la parabola al loghion 65 e 66. In realtà dovremmo ancora annotare che si tratta di una allegoria storica più che di una parabola vera e propria.
Se risaliamo alla "parabola - allegoria" iniziale, alla quale la comunità aggiunse e diede una lettura cristologica (cioè l'ultimo inviato sarebbe Gesù), allora essa diventa come una trasparente allegoria dei rapporti tra Dio e Israele, dove risulta la crescente infedeltà di quest'ultimo nei confronti dei pazienti e rinnovati tentativi di Dio. In questo quadro allegorico la vigna rappresenta l'alleanza che comporta gli impegni di fedeltà operativa che i vignaioli, simbolo di Israele, hanno disatteso..............
Nel più breve testo originario, Gesù legge con dolore, come avevano già fatto i profeti, il rifiuto delle mille premure e dei mille inviti amorosi di Dio per Israele. Gesù vede che questo rifiuto continua.
La comunità, dopo l'uccisione di Gesù, aggiungerà che, uccidendo il figlio del padrone della vigna, il rifiuto è diventato totale.
Così la parabola - allegoria viene riferita a Gesù, la "pietra scartata" e in Marco "il figlio diletto" (12, 6) che viene ucciso.
 
Manipolazione
 
Sarà facile nei secoli dire che Israele ha rifiutato Gesù e così è nata la comunità della nuova alleanza, cioè la chiesa, "la gente che porterà frutti".
A loro sarà tolto il Regno  di Dio e noi cristiani saremmo diventati gli eredi.
La lettura prese piede fin dalla seconda metà del secondo secolo e tutto sembrò logico.
Noi potemmo identificarci come il "nuovo popolo" di Dio, anche se il testo parla di gente in senso ben più ampio.
Noi cristiani, nei secoli, abbiamo dato di questa parabola un'interpretazione di comodo: sono gli altri che rifiutano Dio e il Suo messaggio. Così ci siamo messi al riparo dall'ammonizione, dall' "interpellazione" che questa pagina evangelica rivolge a ciascuno di noi.
Il teologo cattolico Marcelo Barros scrive al riguardo:
 "In questa parabola si tratta di una allegoria della mancata testimonianza. Il gruppo di contadini che uccidono gli inviati rappresenta l'infedeltà di coloro che (nel giudaismo come in qualsiasi altra comunità religiosa) si turano le orecchie dinanzi ai richiami di Dio e trasformano la storia in luogo di ruberie, di violenze e prevaricazioni".
In ogni tradizione religiosa è vero ciò che Geremia scriveva per i suoi contemporanei: "Da quando i nostri antenati uscirono dall'Egitto fino ad oggi, dice il Signore, ho sempre continuato a mandarvi i miei servi, i profeti. Ma nessuno mi ha ascoltato, nessuno ha prestato attenzione. Anzi, siete diventati ribelli più dei vostri antenati" (Geremia 7, 25 - 26).
Noi cristiani siamo degli specialisti nell'usare il messaggio biblico a nostro vantaggio, indirizzandolo polemicamente contro altri o, più semplicemente, deviandolo affinchè non ci raggiunga.
 
Siamo capaci di rifiutare l'Amore
 
 
Gesù non aveva l'animo di un fustigatore. Conosceva però in profondità il "condominio interiore" della sua e nostra umanità e voleva aiutare i suoi ascoltatori a esplorarlo. Davanti ad un Dio (qui il padrone di casa) che ama in mille modi la Sua Vigna, cioè la "casa di Israele", la vita del popolo e dei singoli, noi voltiamo le spalle.
L'alleanza amorosa e la sollecitudine di Dio per la vigna sono ben descritte in questo susseguirsi di verbi: "piantò....circondò.....scavò.....costruì..... e affidò".
La Sua attesa dei frutti era ben comprensibile, ma andò totalmente delusa. Sì, noi siamo tragicamente capaci di rifiutare ripetutamente l'amore di Dio, di non tenerne conto.
Siamo capaci di stravolgere un messaggio d'amore, di "ucciderlo", cioè di spegnere ogni voce, di soffocare.............
Questo va detto non per deprimerci, per coltivare una falsa umiltà o innescare dei sensi di colpa. No: questo va detto per conoscere alcune pieghe del mio, tuo, del nostro cuore.
 
Dio non si arrende
 
L'amore di Dio non si lascia paralizzare o bloccare dai nostri rifiuti: "la vigna verrà affidata ad altri i quali la faranno fruttificare..... Sarà tolto a voi il Regno di Dio e sarà dato a gente che lo farà fruttificare".
Dio cerca altre strade, ma non cessa d'amare. Nè i figli di Israele, nè i discepoli di Gesù, nè i credenti di qualunque altra religione possono pretendere di possedere la vigna, di avere il monopolio del regno di Dio.
E' un avvertimento prezioso che non  possiamo mai permetterci di dare per scontato.
Mai come in questi anni ho toccato con mano questo "passaggio della vigna ad altri". Sempre di più mi  imbatto e poi mi incontro con persone che, emarginate da quelle istituzioni che si ritengono e si definiscono bocca della verità e "organi" di infallibilità, sono veri figli e figlie del Regno.
La più bella "città del regno di Dio" è fuori dalle mura, fuori dai perimetri.
Quanto più la città sacra fa propaganda dei suoi prodotti, dei suoi santi e dei suoi dogmi, tanto più i cuori si allontanano.
Ma la vigna non va in rovina.
Ovunque uomini e donne, sotto tutti i cieli, dentro i percorsi più diversi, diventano "vignaioli" attenti, dediti............
e la vigna dell'amore e della giustizia (cioè il regno di Dio) fiorisce e porta frutti.
 
O Dio,
 
nulla nella mia vita mi ha aiutato di più di questa consapevolezza: Tu non abbandoni il Tuo creato, la Tua vigna. Tu non uccidi il vignaiolo infedele, inoperoso, ma continui ad invitarci a tutte le ore.....
Tu non ti stanchi di chiamarci, di sollecitarci e la Tua vigna, tra mille contraddizioni, diventa piena di "grappoli di benedizione".........
Non c'è nessun popolo eletto che possieda la vigna: è e resta Tua e ci dai la gioia di essere operai della vigna senza bisogno di appartenenze privilegiate e particolari. Vuoi solo che ce ne prendiamo cura con le poche forze che abbiamo.