Katia e Lucia hanno vinto la loro battaglia. In Brasile sono la prima coppia omosessuale «sposata» ufficialmente. Per la prima volta infatti la Cassazione brasiliana (Superior Tribunal de Justica) ha riconosciuto la legalità del matrimonio civile tra due persone dello stesso sesso. Si chiama «via legale» al riconoscimento dei diritti lgbt, tentata anche in Italia dalla campagna «affermazione civile» che ha portato lo scorso anno alla sentenza con cui la Consulta ha sollecitato il nostro Parlamento a legiferare sulle unioni civili. Katia Ozorio e Leticia Perez vivono nel RioGrande do Sul, che è uno stato meridionale del Brasile con una significativa presenza di colonie italiane stabilitesi dalla fine dell'Ottocento e provenienti soprattutto dal Nord Italia. Le due donne, conviventi da 5 anni, avevano tentato di registrare il loro matrimonio civile presso un notaio ma di fronte al rifiuto, hanno iniziato l’iter giudiziario.
La sentenza
Prima un giudice di Porto Alegre, poi il Tribunale di giustizia del Rio Grande do Sul, in secondo grado avevano respinto la loro richiesta. Di qui la volontà di portare il caso davanti al Tribunale Superiore di Giustizia (STJ), la corte che in Brasile decide in ultima istanza. Con quattro voti favorevoli e uno contrario, il collegio si è espresso a favore delle due donne.
La posizione del STJ si è spinta più avanti di quanto aveva fatto, nel maggio scorso, il Supremo Tribunal Federal (STF, equivalente alla Corte costituzionale italiana), riconoscendo alle coppie omosessuali gli stessi diritti delle coppie eterosessuali in materia di unione stabile. Attraverso il riconoscimento della validità del matrimonio civile, le coppie acquisiscono i diritti di eredità, al pari dei discendenti e ascendenti diretti (negati, invece, nel caso di unione stabile, anche tra eterosessuali). Anche se la decisione si applica ora solo al caso di Katia e Lucia,la sentenza è destinata a fare giurisprudenza e crea un precedente che potrà servire di base per giudizi analoghi di altri tribunali.