giovedì 24 novembre 2011

L’IRA DI REALACCI

 «Il ministro dello Sviluppo economico guarda al futuro parlando di sostenibilità e il ministro dell'Ambiente guarda al passato parlando di nucleare. È uno strabismo da correggere, possibilmente mantenendo lo sguardo proiettato in avanti». A Ermete Realacci, responsabile della green economy del partito democratico, la prima uscita di Corrado Clini non è piaciuta.

Ma il nuovo ministro dell'Ambiente ha precisato che non parlava dell'Italia.

«E allora, se parlava a livello globale, avrebbe fatto bene a citare l'ultimo rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia che misura la diminuzione, non solo in termini percentuali ma anche in numeri assoluti, della capacità produttiva del nucleare, una tecnologia ormai giunta al capolinea».

Nel mondo ci sono ancora 437 centrali atomiche in funzione.

«Sono relitti del passato. Il disastro di Fukushima ha dato l'ultimo colpo accelerando una crisi già in corso. La Germania ha deciso di abbandonare l'atomo e perfino in Francia il consenso scende, tanto che l'intesa raggiunta tra i socialisti e i Verdi prevede la chiusura di 24 reattori su 58».