venerdì 30 dicembre 2011

PIU' SPETTATORI CHE CITTADINI

 Nel suo editoriale su “Repubblica” di domenica Ettore Boffano mette il dito nella piaga. Il rogo al campo Rom di Torino, così come la follia omicida di Firenze, non sono purtroppo episodi estemporanei, né isolati.

Si tratta piuttosto di fatti la cui gravità sta nel clima pesantissimo in cui maturano, fomentato e cavalcato dalla destra e in particolare dalla Lega Nord, e ora aggravato dalla crisi economica. Una crisi che finisce per alimentare il motore primo di ogni forma di razzismo: la guerra dei deboli contro i debolissimi, dei penultimi contro gli ultimi. Che è poi l'effetto di una difficoltà, per chi oggi è sfruttato, di individuare il vero nodo da superare (le ragioni della crisi), rovesciando la propria rabbia e la propria impotenza su un facile capro espiatorio: l'immigrato.

In questa situazione le responsabilità della destra sono a nostro parere evidenti e gravi. Ma è chiaro che è necessario interrogarsi anche su altro. Ad esempio sul modello di sviluppo impresso a Torino. Una città che negli ultimi anni ha costruito la propria coesione sociale intorno agli "eventi", più o meno “grandi”, e che ora si ritrova fatalmente ad aver cresciuto "spettatori" piuttosto che "cittadini".

E gli "spettatori" non riescono più a fare quello che dovrebbero fare i "cittadini". Reagire, indignandosi, per ciò che accade in Fiat, o in Val di Susa. Oppure sorvegliare, e bloccare con degli anticorpi, i rigurgiti razzisti che covano in profondità in una metropoli piena di contraddizioni come Torino.

Per questo è un fatto rilevante che la città abbia saputo reagire agli episodi dei giorni scorsi con due importanti manifestazioni. La partecipazione, l'indignazione, sono il sale della cittadinanza. Per questo la Federazione della Sinistra, insieme ad altri soggetti politici e sociali,  ha aderito a quelle iniziative (anche se non tutti i giornali se ne sono accorti), frutto di uno sforzo comune che quotidianamente cerchiamo di fare, trovando momenti di unità fra soggetti anche diversi, in nome di obiettivi condivisi. Auspicando che anche l’informazione possa fare la sua parte.

(Repubblica, 22-12)