sabato 28 aprile 2012

SOBRIETÀ

Sobrietà non significa ritorno alla candela o alla morte per tetano. Significa eliminare gli eccessi e rimodellare il nostro modo di produrre, consumare e organizzare la società. Tuttavia, siamo così abituati all'abbondanza che l'idea di vivere diversamente ci spaventa. Nella nostra fantasia si affacciano immagini di privazioni e sofferenze. Il terrore ci pervade e facciamo dietrofront verso "l'isola del più" che, pur essendo popolata da mostri quali la guerra, l'ingiustizia e il degrado ambientale, ci offre un grande senso di sicurezza.
Ma la sobrietà non ci spaventa solo per i cambiamenti nello stile di vita personale. Ci spaventa anche per i suoi risvolti sociali. In primo luogo siamo preoccupati per l'occupazione. Se consumiamo di meno, come creeremo posti di lavoro? Parallelamente, siamo preoccupati per i servizi pubblici. Se produciamo di meno, e con minori guadagni, chi fornirà allo stato i soldi per garantirci istruzione, sanità, viabilità, trasporti?
In conclusione, è possibile vivere bene con meno? E' possibile coniugare sobrietà con piena occupazione e garanzia dei bisogni fondamentali per tutti? E' possibile passare dall'economia della crescita, all'economia del limite, facendo vivere tutti in maniera sicura?
La risposta è sì. Ma bisogna saper mettere in atto quattro rivoluzioni: la rivoluzione degli stili di vita, la rivoluzione della produzione e della tecnologia, la rivoluzione del lavoro, la rivoluzione dell'economia pubblica.

FRANCESCO GESUALDI