lunedì 28 maggio 2012

E LA SOCIETA’ COMUNICANTE DIVENTA SCOMUNICANTE

La commissione permanente rischia di uccidere il dialogo. Tra le persone, ma anche tra le civiltà A lanciare l'allarme è un articolo del Guardian che prefigura scenari da day after digitale. Per cominciare la rete isola le persone, perché crea community virtuali che della comunità in carne e ossa sono solo il guscio vuoto. E, quel che è peggio, atrofizza le capacità di relazione vis à vis. Che è fatta di argomentazioni, emozioni, concessioni mediazioni. E immedesimazioni. Mentre davanti allo schermo ciascuno si immedesima narcisisticamente con se stesso, con le proprie opinioni, passioni, convinzioni, affermazioni. Insomma con i propri umori sparati nel web come vangelo. Mi piace non mi piace, pollice su pollice giù.
Stiamo entrando nell'era dell'intolleranza elettronica? Da noi, dove è connesso solo il cinquanta per cento della popolazione, il quadro non sembra così apocalittico. Ma negli Usa, dove la bit revolution è ormai compiuta, si possono già misurare i suoi effetti. Per esempio sulla radicalizzazione dei rapporti fra etnie, religioni, lobbies, partiti.
Il fatto è che i new media formattano il pensiero. Lo miniaturizzano, lo contraggono. Con gli slogan che prendono il posto del ragionamento. E' la legge del digitale. Se l'opposizione non è netta, se non è seccamente binaria, non c'è segnale. Ecco perché dilagano fatwe, anatemi, esclusioni, ostracismi, populismi. integralismi. E' il passaggio il passaggio dalla società comunicante a quella scomunicante.
Marino Nicola

(Il Venerdì, 11 maggio)