giovedì 31 maggio 2012

PEDOFILIA E DIVORZIO, I PASSI INDIETRO DELLA GERARCHIA

Gentile dottor Augias, con argomentazioni degne della "miglior" tradizione gesuitica, la Cei stabilisce che il vescovo non ha l'obbligo di denunciare gli abusi sessuali. Può bontà sua "Incoraggiare le vittime a rivolgersi alla magistratura". Contemporaneamente, con argomentazioni altrettanto arzigogolate, il Cardinal Bagnasco, presidente della Cei, ha posto il veto al cosiddetto divorzio breve, in quanto, a suo dire, indebolisce la famiglia. Secondo il capo della Cei è quindi meglio trascinare per anni situazioni personali e familiari rese ancor più complesse dall'impossibilità di rifarsi rapidamente una vita. Impossibile non pensare al Vangelo di Matteo (7-22,23): «Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demoni e fatto in nome tuo molte opere potenti?" Allora dichiarerò loro:" lo non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, operatori di iniquità"».
VALERIO BRUZZONE

Le ultime uscite delle gerarchie cattoliche danno l'impressione di un certo sbandamento già avvertito, drammaticamente, quando scoppiò lo scandalo della pedofilia. I vescovi, è scritto nelle "linee guida" annunciate da Mariano Crociata, segretario della Cei, non sono tenuti a denunciare alle autorità civili un prete pedofilo. Possono raccomandare alle vittime di farlo, questo sì, ma non è bene che vadano più in là. Nel documento si richiama infatti l'articolo 200 del codice di procedura penale sul segreto professionale, si ricorda che un vescovo non è un pubblico ufficiale, che i vescovi sono esonerati dall'obbligo di deporre e di esibire documenti, che il loro "archivio segreto " è inviolabile, si richiama questo o quell'articolo del Concordato, insomma un inappuntabile e gelido breviario giuridico nel quale non compare mai quella qualità cristiana che dovrebbe primeggiare e cioè la carità. Del resto il capo di monsignor Crociata, vale a dire lo stesso presidente della Cei cardinale Bagnasco, solo pochi giorni fa aveva dettato un deciso no al divorzio breve che non mancherà, data la fragilità di molti parlamentari, di avere conseguenze legislative. Per giustificare il divieto si è tirata in ballo la sofferenza dei figli; gli psicologi invece in larga maggioranza ritengono che sia proprio il tempo d'attesa della separazione a causare i maggiori traumi per cui prima la situazione si risolve meglio è. Non basta. Il Vaticano ha tirato in ballo lo status di "capo di Stato estero" del Papa per reclamare per via diplomatica contro il nuovo libro di Gianluigi Nuzzi "Sua Santità" (Chiarelettere ed.). Monsignor Bagnasco ha esortato di recente la politica italiana a rinnovarsi. Se rivolgesse analoga esortazione alla sua Chiesa forse non sarebbe male.
CORRADO AUGIAS
(da Repubblica, 25 maggio 2012)